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Il campo ha poco da dire e da dare. La Champions, per la Lazio, è sfumata ormai alcune settimane fa in quella sciagurata trasferta a Firenze. E si vede perché al di là delle assenze (Correa dura appena un quarto d’ora) chi gioca (quelli arrivati dal mercato che Simone non ha bocciato) va al piccolo trotto. Classico ultimo giorno di scuola. E in questi cinque anni targati Inzaghi è stato spesso triste. Lo è stato anche ieri visto che il Sassuolo ha vinto per 2-0 ma non strappa la Conference League alla Roma. Sblocca una bomba da tre di Kyriakopoulos che a mezzora dalla fine si fa espellere. Chiude un rigore di Berardi. Per la Lazio un finale di stagione da incubo: un solo punto nelle ultime tre giornate e zero gol segnati. E allora diciamo sinceramente alla gara abbiamo regalato un solo occhio. L’altro era incollato alla panchina biancoceleste. Lì, dove ora siede Simone Inzaghi ma domani chissà. Ecco perché si cerca, quasi morbosamente, di studiare i movimenti, di intraprendere nella gestualità del tecnico laziale un segnale che tradisca le sue intenzioni. Difficile. Anzi, impossibile. Perché Simone se la gioca come al solito. Non smette un minuto di parlare. Di dare indicazioni. Ma a fine gara sbotta: «Per nessun altro club avrei aspettato 16 mesi per un contratto, dei sedici allenatori degli ottavi di Champions sono stato l’unico in scadenza di contratto, la squadra ha accettato rinnovi ritardati». Bordate a Lotito. Mercoledì l’incontro.
SPECCHIO DELLA STAGIONE
Partita mesta della Lazio che non recupera nemmeno con l’uomo in più. La partita contro il Sassuolo è lo specchio perfetto della stagione. Troppe assenze che hanno condizionato il rendimento generale. Rinforzi che non hanno minimamente reso come qualcuno si aspettava. Alcuni hanno dimostrato ampiamente di non essere adatti a giocare nella Lazio. Non ce ne vogliano ma i limiti sono evidenti. Ma c’è anche il braccino del tecnico. Ancora una volta. Scelte conservative. Correa si fa male e invece che lanciale Raul Moro nella mischia preferisce inserire Fares schierando addirittura Cataldi come trequartista. E pensare che una cosa simile l’aveva fatta già il 26 maggio 2019 all’ultima giornata in casa del Torino. Sempre Danilo protagonista. E chissà se anche queste “fissazioni” lo abbiano allontanato dalla Lazio. Da oggi ogni giorno è buono per dirsi addio. O meglio per ufficializzarlo. Insomma si capirà se tutti quei «ci vedremo a fine stagione», «decideremo insieme», «il rinnovo ci sarà» erano solo bugie dette a fin di bene. Parole vuote dette solo per non spaccare lo spogliatoio prima del tempo. Ma il nervosismo di SImone nell’ultimo periodo ha fatto capire tanto ai giocatori. E forse non è un caso che abbiano molltato di colpo la rincorsa Champions. Atteggiamento che non è affatto piaciuto al presidente Claudio Lotito. Dire che è arrabbiato è poco.
LOTITO, FESTA E RABBIA
Ieri era a Formello per festeggiare la promozione e il primato delle ragazze della Lazio Women.
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Il Messaggero