Al Madison Square Garden, per il suo debutto nei professionisti, indossava una maschera da gladiatore. Una metafora della sua carriera: il gigante buono (1.98 metri per 105...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo la vittoria per KO al secondo round contro Luke Lyons, ora Vianello è tornato a Roma. Lo aspetta un esame di Scienze Politiche alla Luiss ("la seconda sfida", scherza, mentre gira con i libri sottobraccio). Poi, a gennaio, si riparte per Los Angeles. Un mese dopo torna di nuovo su un ring. L'Italia gli manca, per gli affetti: la madre, il padre, il circolo di tennis di famiglia, gli amici, l'allenatore storico a Pomezia. Ma i sogni si rincorrono ovunque, a qualsiasi costo. Da Oltreoceano non ha potuto non riconoscere il gap esistente tra il mondo del pugilato italiano e quello americano: «Da noi mancano sponsor e televisioni, che ancora non dedicano alla boxe sufficienti attenzioni. Un peccato, perché in Italia abbiamo tantissimi talenti». E adesso? «Quando ho iniziato a combattere, sognavo le Olimpiadi. Sono arrivato a Rio, anche se avrei potuto dare di più. Mi stavo preparando per Tokyo 2020, ma ora non ci penso più, perché il mio secondo sogno era diventare professionista. Ora voglio andare avanti, fino a conquistare un titolo mondiale».
Il Messaggero