Il primo derby, si dice, non si scorda mai. Quello di Fonseca, invece, è bene cestinarlo. Non certo per il risultato (1-1) ma per la prestazione: una Roma impaurita,...
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INDUZIONE
Il derby comincia a sentirlo anche lui, di più rispetto al primo. «Mi piace vivere a Roma, molte persone hanno cominciato a chiedermi di battere la Lazio. So benissimo cosa significhi questo tipo di partita per i tifosi. E’ speciale. La sfida di andata non mi è piaciuta, non ho gradito il modo con cui l’abbiamo giocata. Stavolta spero di vedere un atteggiamento diverso. Allora sì, starò più tranquillo. La Lazio è forte, arriva da una serie di vittorie. Ma sarà più importante quello che riusciremo a fare noi». Ecco, serve quel cavallo lì: Mustang. Ma il coraggio, si sa, uno non se lo può dare. A volte può essere indotto: l’allenatore contribuisce, poi i calciatori metabolizzano. A volte la spinta ti viene data dall’orgoglio, altre dall’esterno. E, a tal proposito, oggi sarà così: una delegazione dei tifosi è attesa al Bernardini per parlare con i giocatori. Servirà a dare coraggio? Non si sa, lo vedremo domani. Di sicuro la Roma non può ripetere la prestazione di Torino, a tratti mortificante, al di là delle difficoltà d’organico e della netta differenza di qualità con la Juventus. Fonseca sta cercando la soluzione tattica migliore: ballano alcune ipotesi. Una di queste è la difesa a tre o la presenza di Mancini nella linea dei centrocampisti, ruolo nel quale si è comportato in passato in maniera soddisfacente. In quel caso, con Smalling, giocherebbe Cetin o Fazio, con il turco in vantaggio. Rischia il posto anche Florenzi, poco adatto, secondo Fonseca, a fare il terzino. Per l’allenatore il titolare era Zappacosta, poi ha preferito al capitano prima Spinazzola e poi Santon e proprio quest’ultimo potrebbe rubargli il posto. Torna Dzeko. Questa, in teoria, è una buona notizia. Perché Edin non dimentichi di essere un cavallo. Di razza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero