Fonseca: «Voglio la Roma come un Mustang, cavallo di razza e coraggioso»

Fonseca: «Voglio la Roma come un Mustang, cavallo di razza e coraggioso»
di Alessandro Angeloni
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Sabato 25 Gennaio 2020, 07:30
Il primo derby, si dice, non si scorda mai. Quello di Fonseca, invece, è bene cestinarlo. Non certo per il risultato (1-1) ma per la prestazione: una Roma impaurita, insicura, che si è fatta schiacciare dalla Lazio dopo essere passata in vantaggio. Alla fine quel pari arrivò come una manna, una benedizione per il futuro, che è stato a tratti anche positivo. La Roma del derby di andata, lo scorso 1 settembre, era soprattutto incompleta: Smalling era appena arrivato ed è rimasto in panchina, Veretout aveva appena recuperato dal problema alla caviglia e sedeva vicino all’inglese, Zappacosta doveva giocare titolare e si è infortunato nel riscaldamento, Diawara è stato impiegato solo nell’ultimo minuto, Mkhitaryan doveva ancora sbarcare a Roma. Poi, Pellegrini faceva il centrale di centrocampo e tra i convocati c’era anche Schick. Quindi, una Roma fa. Anche stavolta mancano gli uomini mercato, ma ancora non si conoscono i nomi, e pure in questa occasione sono tanti gli assenti. Troppi. La situazione è pure peggiorata e la pesante sconfitta allo Stadium di certo non aiuta. Fonseca se lo voleva giocare meglio, questo è certo; in questi mesi più volte ha parlato del primo derby come un momento negativo, giocato con un eccesso di insicurezza. Stavolta ci vuole pazienza o, per dirla alla Fonseca, «coraggio». Il tecnico della Roma trova il paragone giusto, da appassionato di cavalli. «Vorrei che la mia squadra in questo momento somigliasse a un Mustang, un cavallo coraggioso e senza paura», le sue parole a Dribbling (Rai due, oggi in onda alle 14). La Roma ne ha bisogno davvero, perché giocare contro la Lazio con la paura addosso si rischia di subire e basta. La situazione non è delle migliori, la squadra è in difficoltà fisica a psicologica e l’idea/convinzione che potrebbe andare bene anche un pari (come all’andata, ma stavolta il punto farebbe comodo davvero), può rivelarsi dannosa. Paulo paura non ne ha, né soffre le pressioni del momento. Semmai soffre il fatto di non avere a disposizione tutti i giocatori né di avere la certezza sugli acquisti di gennaio. «Se vuoi essere un allenatore vincete devi convivere con le pressioni. Se un tecnico non le vuole, è meglio che se ne stia a casa. La nostra professione è così». Coraggio.
INDUZIONE
Il derby comincia a sentirlo anche lui, di più rispetto al primo. «Mi piace vivere a Roma, molte persone hanno cominciato a chiedermi di battere la Lazio. So benissimo cosa significhi questo tipo di partita per i tifosi. E’ speciale. La sfida di andata non mi è piaciuta, non ho gradito il modo con cui l’abbiamo giocata. Stavolta spero di vedere un atteggiamento diverso. Allora sì, starò più tranquillo. La Lazio è forte, arriva da una serie di vittorie. Ma sarà più importante quello che riusciremo a fare noi». Ecco, serve quel cavallo lì: Mustang. Ma il coraggio, si sa, uno non se lo può dare. A volte può essere indotto: l’allenatore contribuisce, poi i calciatori metabolizzano. A volte la spinta ti viene data dall’orgoglio, altre dall’esterno. E, a tal proposito, oggi sarà così: una delegazione dei tifosi è attesa al Bernardini per parlare con i giocatori. Servirà a dare coraggio? Non si sa, lo vedremo domani. Di sicuro la Roma non può ripetere la prestazione di Torino, a tratti mortificante, al di là delle difficoltà d’organico e della netta differenza di qualità con la Juventus. Fonseca sta cercando la soluzione tattica migliore: ballano alcune ipotesi. Una di queste è la difesa a tre o la presenza di Mancini nella linea dei centrocampisti, ruolo nel quale si è comportato in passato in maniera soddisfacente. In quel caso, con Smalling, giocherebbe Cetin o Fazio, con il turco in vantaggio. Rischia il posto anche Florenzi, poco adatto, secondo Fonseca, a fare il terzino. Per l’allenatore il titolare era Zappacosta, poi ha preferito al capitano prima Spinazzola e poi Santon e proprio quest’ultimo potrebbe rubargli il posto. Torna Dzeko. Questa, in teoria, è una buona notizia. Perché Edin non dimentichi di essere un cavallo. Di razza.
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