Incertezze, polemiche, timori. Chi tenta qualche passo avanti si trova comunque difronte un orizzonte oscuro. Il pallone d'élite in Europa vorrebbe ripartire, ma non sa...
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In Inghilterra rischia di affondare ancor prima del varo il cosiddetto «Project Restart», il piano per tornare a giocare entro la metà di giugno. In attesa di conoscere, giovedì 7, le linee guida della 'Fase 2' dell'emergenza sanitaria, a mettersi di traverso sono i cinque-sei club - Brighton in testa - in lotta per non retrocede dalla ricca Premier League. Non accettano l'idea di doversi guadagnare la salvezza in campo neutro, lontano dagli stadi amici, e pongono come condizione il 'congelamentò della stagione 2019-'20. Sul fronte opposto le società più titolate, che vogliono disputare le rimanenti 92 partite. Ci sono in gioco l'accesso alle coppe europee ed i soldi dei diritti televisivi.
In Spagna, sempre da oggi i giocatori della Liga possono allenarsi individualmente, ma solo se i centri sportivi sono stati sanificati e con test negativi. Non tutti i club sono però ancora pronti a rispettare entrambe le condizioni, quindi la ripresa è scaglionata. L'associazione dei calciatori ha chiesto al governo Sanchez di essere più esplicito su cosa accadrebbe in caso di nuove positività alla ripresa. Inoltre vogliono una pausa di almeno tre giorni tra un incontro e l'altro e niente partite se la temperatura sopra i 32 gradi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero