Non è stato un fulmine a ciel sereno perché le nubi dense dell’addio stazionavano sulla Continassa già da qualche settimana. Ma le ultime certezze sono...
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DESCHAMPS
Altre motivazioni di natura più tecnica, come la mancata condivisione progettuale per la prossima stagione. Max voleva un ricambio, almeno 5-6 giocatori in partenza ed altrettanti in entrata, mentre la società ha sempre considerato la rosa attuale altamente competitiva, almeno da semifinali di Champions. «La vita, va e viene – le parole di Allegri alla consegna del Tapiro di Valerio Staffelli -. Barcellona? No, no, no, assolutamente». La pista più calda è quella del PSG, ma non è da escludere l’anno sabbatico, con buonuscita dalla Juventus. «Non so chi sarà, ma la Juventus sceglierà un grande allenatore perché è una grande società. Sono stati cinque anni d’amore meravigliosi». Decisamente più toccante l’addio alla squadra giovedì nella palestra della Continassa. «Domenica dovremo fare bene perché ci sarà l’addio di Barzagli allo Stadium. E anche il mio». Ora si apre la corsa alla successione in panchina, Agnelli vuole un allenatore di primissimo livello e grande esperienza internazionale. Guardiola rimane il sogno proibito («Quante volte devo dirlo? Non ho intenzione di trasferirmi a Torino, in Italia. Sono soddisfatto di lavorare al City», ha detto ieri), Mourinho la suggestione (ottimi i rapporti con Agnelli), Pochettino un passo avanti a Deschamps. Nelle ultime ore riprende quota l’ipotesi Conte - al netto dei passi decisivi verso l’Inter- l’ex ct non ha mai nascosto la voglia di tornare, ma c’è di mezzo Agnelli che non ancora digerito l’addio del 2014. Le alternative Inzaghi, Sarri e Mihajlovic. Chi vivrà vedrà. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero