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«Quello di cui mi parlano di più i ragazzi in questi mesi, e ne sto sentendo tanti, in tutta Italia, è la solitudine. Un solitudine diversa da quelle conosciute fino ad oggi, fatta di tecnologia esasperata, malattia e poco senso di futuro. Dico loro che tutto questo è temporaneo e destinato ad essere superato da un mondo spero diverso, un pò meno votato al movimento superfluo e alla nevrosi, aspetti che non mi sono mancati in questo anno chiuso in casa». Lo ha detto lo scrittore Paolo Giordano, il più giovane vincitore nella storia del Premio Strega, con il suo romanzo La solitudine dei numeri primi prima di iniziare una diretta con gli studenti del Liceo Vittoria di Torino, la sua città natale.
Laureato in fisica, Giordano ha consuetudine con i numeri «ma - spiega - la vita che stiamo vivendo si basa su numeri e solitudine, un binomio innaturale e doloroso, che sa di una vita appiattita. Che spero duri ancora poco». Giordano ha poi sottolineato due aspetti, una «comunicazione in molti casi sbagliata e troppo uguale a se stessa e il fatto che il Covid abbia portato a galla problemi vecchi più che nuovi. Questo emerge dalle dichiarazioni e dai sentimenti di tutti, soprattutto dei ragazzi. Ripartiamo da questo».
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