Al Museo delle Mura di Roma “Io So(g)no”, la mostra dei minori stranieri non accompagnati

Al Museo delle Mura di Roma “Io So(g)no”, la mostra dei minori stranieri non accompagnati
Si inaugura il 7 dicembre e resta aperta fino al 6 gennaio 2019 la mostra fotografica al Museo delle Mura di Roma «Io So(g)no. Sguardi dei minori stranieri non accompagnati...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Si inaugura il 7 dicembre e resta aperta fino al 6 gennaio 2019 la mostra fotografica al Museo delle Mura di Roma «Io So(g)no. Sguardi dei minori stranieri non accompagnati sulla loro realtà e i loro sogni» nata da un progetto dell'Unhcr Agenzia Onu per i Rifugiati e l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza (Agia). Tredici ragazzi e due ragazze provenienti da Egitto, Albania, Eritrea, Gambia, Filippine, Somalia, Ghana e Nigeria, ospiti delle strutture d'accoglienza Il Tetto Casal Fattoria e La Città dei ragazzi, hanno raccontato per immagini la propria vita e i loro sogni in Italia. La mostra è articolata su quattro temi: Roma, la città che ci ha protetto, Chi siamo, Ritratti (cosa vedo - cosa sogno) e Esercizi con la luce«. L'esposizione è frutto di un'attività di formazione sul linguaggio fotografico e di ascolto istituzionale oggetto di una collaborazione tra Unhcr e Agia iniziata nell'ottobre 2017.


 
«Ogni fotografia racconta una storia individuale - dice l'Autorità garante Filomena Albano - ma è anche la sintesi di un percorso collettivo. Di fronte a questi scatti abbiamo il privilegio di guardare la realtà attraverso gli occhi di ragazzi. Giovani che hanno vissuto l'esperienza della migrazione e qui hanno appreso tutti la tecnica fotografica, un linguaggio per molti di loro inedito. Nel contempo hanno realizzato un percorso di riflessione sul proprio modo di vedere la realtà, tentando di far emergere i sogni e i desideri che accompagnano il loro percorso di integrazione, spesso costellato da incognite e difficoltà. Ed ecco dunque foto a occhi aperti per raccontare cosa vedono e a occhi chiusi per condividere un progetto, un'ambizione o una paura». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero