Più di 140 artisti e oltre 200 opere compongono il racconto multiculturale, poliglotta, assordante delle strade di tutto il mondo, il «grande laboratorio di...
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Il Maxxi diventa così una strada-museo, ampliando la ricerca condotta già nel 2017 per la Bi-City Biennale of Urbanism/Architecture di Shenzhen con la quale il museo ha collaborato. Progetti site-specific, performance ed eventi transdisciplinari sono parte di un percorso organizzato per temi - le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione - utili per comprendere le nuove funzioni e l'identità della strada contemporanea. Il tema principale è Street Politics, in cui la strada viene descritta non solo come luogo di celebrazioni e feste, ma anche spazio in cui si dà voce alle tensioni sociali, una arena di protesta e di resistenza al controllo da parte del potere.
Su un grande muro trovano posto lavori come quelli di Andrea Bowers composti da disegni e copertine di stampa di protesta antirazziale, la grande tela “Tutto il resto è noia” di Andrea Salvino la cui ricerca è dedicata ai lati oscuri e violenti della storia italiana recente, i collage femministi di Marinella Senatore, i Demonstration Drawings di Rirkrit Tiravanija e The Devil You Know una stella a cinque punte composta con i lampeggianti delle macchine della polizia di Kendell Geers, artista che alla protesta politica e sociale dedica tutto il suo lavoro sin dagli anni Ottanta. Legati a questo tema anche I lavori di Yang Jiechang e Pak Sheung-Chuen che affrontano ricordi e riflessioni legate agli eventi di Piazza Tienanmen nel 1989 e al Movimento degli Ombrelli per la democrazia a Hong Kong di quattro anni fa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero