Marracash le suona a tutti: intervista con il "king del rap"

Il “king del rap” graffia, anzi, morde e non risparmia (quasi) nessuno. I suoi colleghi, Sanremo, i social network: «Moreno e Briga? Non sono rapper»,...

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Il “king del rap” graffia, anzi, morde e non risparmia (quasi) nessuno. I suoi colleghi, Sanremo, i social network: «Moreno e Briga? Non sono rapper», «il Festival? Ha fatto il suo corso», «i social generano depressione». Marracash, all'anagrafe Fabio Rizzo, dopo aver portato a casa un disco d'oro per l'album Status, celebra questo successo a un anno dalla sua uscita con una sua versione deluxe: Status (Vendetta edition). «E' un'opera omnia del mio quarto lavoro, contiene due cd e anche un dvd relativo al concerto che ho tenuto al Carroponte di Milano. Dopo “Status” avevo ancora delle cose da dire e ne ho approfittato inserendo una serie di inediti e rarità».
 

PONTE
Un disco-ponte, nell'attesa che arrivi quanto annunciato a inizio anno: un album con Gué Pequeno, entro il 2016. Intanto Marracash è pronto a girare l'Italia con il suo “Vendetta tour” che promette di far registrare il sold out, incontra fan adoranti che si tatuano il corpo con i nomi delle sue canzoni («e non sai cosa mi propongono su Facebook, potrei scriverci un libro», sorride compiaciuto), mentre il video del singolo, Niente canzoni d'amore, interpretato con Federica Abbate, macina condivisioni e click: due milioni in due settimane. «“Status” è sicuramente il mio disco più importante – ammette, ospite negli studi di Messaggero Tv – ha avuto una gestazione lunga, perché ho voluto marcare la differenza con il passato. E' il disco della maturità e credo abbia avuto un ruolo chiave per me e per il genere, e non sono solo io a dirlo».

Tanti featuring (Fabri Fibra, Salmo, Coez per citarne solo alcuni), come quello con Tiziano Ferro di Senza un posto nel mondo. «Io e Tiziano abbiamo in comune il fatto di essere degli innovatori – sottolinea – Abbiamo un sound internazionale e cerchiamo entrambi di guardare all'estero. Anche lui è diventato il “king” in quello che fa e credo sia l'artista pop italiano più importante». Di Sanremo non vuole sentir parlare, o quasi: «E' assurdo che in tutti questi anni non sia mai emerso un festival giovane, diverso. Del resto non si può chiedere al vecchio di diventare nuovo. Per me rimane la Champions dei talent show».

Passati (neanche troppo) i tempi degli scontri (anche in musica) con Nesli, Marracash non le manda a dire neanche a Briga e Moreno: «Non sono rapper». A Facebook e Twitter dedica “Sindrome depressiva da social network”: «Tutti vogliono spettacolarizzare quello che fanno, dimostrare di avere un'esistenza interessante agli occhi degli altri. Vogliamo far vedere che ci troviamo in posti cool, con la gente giusta, e che facciamo le cose più belle in assoluto. Questo ci obbliga a vivere in una competizione costante, e a me personalmente non piace. I social network ci illudono e penso che prima o poi i medici dimostreranno il loro aspetto depressivo».


Ai romani, infine, dà appuntamento il 26 febbraio all'Atlantico: «In quell'occasione non presenterò solo gli ultimi brani, ma anche quelli degli esordi, come Popolare, molto richiesto ma che spesso non riesco a interpretare. Lo show avrà un impatto rock, una cosa che non si è mai vista in Italia». Il king lo promette: «Sarà un live unico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero