Una scatola da cui estrarre le domande, una sala piena di appassionati e l’entusiasmo di condividere l’ultimo lavoro: Brunori Sas, nome d’arte del cantautore...
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Un disco che saluta la paura del lavoro precedente per puntare sull’amore, anche in senso universale: «Ho voluto raccontare la difficoltà e la bellezza di tenere unite le persone e le cose nella velocità dei nostri tempi», ha affermato l’autore. «Cip!» è carico di spiritualità, una dote che il pubblico ha confermato di apprezzare già dagli album del passato: «Ho voluto recuperare quell’ingenuità che avevo nella scrittura del primo disco, un’ingenuità che avevo perso. Ho provato a ritrovare quello sguardo pulito e quella stessa necessità e urgenza di allora», ha ammesso il musicista che non ha evitato anche di dire la sua su un tema sempre acceso in campo musica. Brunori, il frequentatore delle cantine, da ragazzo avrebbe partecipato a un talent show? «I talent servono per un certo tipo di percorso. – ha dichiarato. -Se un ragazzo crede di avere una peculiarità artistica, diversa magari dal pop, in un contesto del genere può rischiare di pensare che sia sbagliata e quindi perderla. Bisogna semplicemente capire cosa si vuole nella vita: ottenere successo per quello che si fa, dunque come conseguenza, o il successo stesso è il fine del lavoro? Una scelta lecita, non per forza negativa. Io a vent’anni non lo avrei fatto perché scappavo da qualsiasi cosa che poteva essere considerata mainstream». Musica e giovani, i protagonisti del movimento delle Sardine: «Ho partecipato al loro primo meeting a Cosenza: sono felice che esistano queste forme di aggregazione, un nuovo movimento che interessa i giovani e ne recupera la passione. Un giudizio sul loro futuro in campo politico? Per ora sono in osservazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero