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Le classi cambiano aspetto di giorno in giorno: diminuiscono gli alunni in aula, aumentano quelli online. Oggi le scuole resteranno chiuse per circa 5,7 milioni di ragazzi: ovvero 3 su 4 fanno lezione da remoto. Ma a breve, in base al Dpcm, potrebbero dover restare a casa 9 studenti su 10. La quasi totalità. La proiezione arriva da Tuttoscuola che, considerando le Regioni in zona rossa e la possibilità dei presidenti di regione di emanare ordinanze di chiusura ad hoc, disegna uno scenario allarmante. I governatori possono infatti decidere di chiudere gli istituti di ogni ordine e grado anche nelle regioni in zona gialla e arancione, lì dove i contagi superano il tetto massimo di 250 su 100mila abitanti.
Seguendo l'evolversi dei contagi sui dati della Fondazione Gimbe, che ha rilevato l'incidenza di casi positivi per 100.000 abitanti sul territorio nazionale, si disegna una mappa di chiusure decisamente diffuse arrivando a coinvolgere il 90,1% dei ragazzi, a fronte degli 8,5 milioni di alunni complessivi: circa 7,6 milioni di studenti che resteranno a casa per studiare.
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IL QUADRO
Oggi le Regioni interessate dalla chiusura totale degli istituti, in quanto zona rossa, sono la Campania, la Basilicata e il Molise.
LO SCENARIO
In uno scenario simile sarebbero 838.712 gli alunni in presenza a scuola, il 9,9%, e 7.668.053 che seguono le lezioni da remoto. Una didattica a distanza, difficoltosa in molti casi sia per i docenti sia per gli alunni e le famiglie che devono aiutarli. Resterebbero a scuola, infatti, solo 158.097 bambini delle scuole materne, 287.948 delle elementari, 191.336 delle medie e 201.331 studenti delle superiori.
LA POLEMICA
E gli altri? A casa, ma non tutti: ci sono categorie di studenti che possono chiedere alla scuola di frequentare in presenza. I ragazzi con disabilità o bes, bisogni educativi speciali, e chi frequenta i laboratori. Ma ci fermiamo qui perché faranno didattica distanza anche i figli dei lavoratori essenziali (vale a dire ad esempio medici, infermieri e forze dell'ordine). La possibilità che potessero frequentare in presenza era prevista già dall'autunno, ma a seguito di pressanti richieste dei governatori che hanno sollecitato chiarimenti dal ministro Bianchi, l'Istruzione ieri ha detto no: il Dpcm del 2 marzo, comunica il ministero, prevede la possibilità di frequenza in presenza solo per gli studenti disabili e per le attività di laboratorio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero