Roma, Top girls di Caryl Churchill al teatro Vascello: cosa succede se vanno a cena insieme una manager, una concubina e una papessa

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Chi sono le top girls

Le top girls, autoproclamatesi tali, sono sempre impazienti di sottolinearlo. In scena, nel prologo cornice si assiste a una cena speciale. Oltre alla papessa Giovanna ci sono altri personaggi, fittizi e ralmente esistiti che sembrano essere radunati lì da un life coach dai super poteri: un'esploratrice vittoriana, la concubina di un imperatore giapponese, la protagonista di un quadro di Bruegel e la Paziente Griselda, la più suora di tutte, resa famosa da Boccaccio e Chaucer e la cui obbedienza cieca al marito di fronte a orribili maltrattamenti l'ha resa leggendaria. Marlene le invita tutte a cena, le intervista, le magnifica per magnificarsi. La prima scena è quindi un simposio tra donne che prende presto la piega del pigiama party dove si mangia, si beve troppo e si mette su il disco del successo, la determinazione, il merito, sì, ma degli outfit come massimo manifesto politico - e qui il testo tradotto da Maggie Rose è invecchiato bene - («Io non porto i pantaloni in ufficio. Potrei ma non lo faccio»). E però quel disco pretendono di suonarlo tutte, e tutte insieme, finendo per diventare una declamazione in loop, con le voci sovrapposte che non si ascoltano. Peggio, si parlano addosso per esprimere un presidio anche solo vocale. A un certo punto Marlene si chiederà "Perché siamo così infelici?". Tredici anni dopo Churchill, Martin Amis descriverà in un formidabile incipit gli uomini che piangono nel sonno e che invece di porsi domande e patemi (il «femminile bisogno di sapere» lo chiama Amis), dicono che non è niente, solo un sogno triste. Ma pure, fra le altre cose, le lotte, la maratona delle promozioni, la voglia della mamma.

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