Elezioni Regionali Lazio e Lombardia, governo al test: alle urne un italiano su 4. I candidati e come si vota

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Il nuovo segretario - Partito Democratico

Resistere senza un capo: le incognite del Nazareno

L’imperativo è tenere duro. O meglio, aggirare la boa del voto regionale provando a non affondare. Puntando cioè alla prossima tornata quando a prua, dopo le primarie del 26 febbraio, ci sarà un capitano differente. Per il Nazareno sono elezioni di “transizione”. In primis per quanto riguarda le alleanze. La geometria variabile che caratterizza Lazio e Lombardia è l’esatta rappresentazione della confusione che i dem non potranno più permettersi dopo i gazebo. L’indecisione è evidente: nella corsa per la poltrona del Pirellone il Pd sostiene il candidato Pierfrancesco Majorino insieme al M5S (con gli ultimi sondaggi disponibili che lo considerano molto indietro rispetto al governatore uscente leghista Fontana), mentre il Terzo Polo appoggia Moratti. Nel Lazio la situazione è opposta: accanto al Nazareno per Alessio D’Amato ci sono Azione e IV, mentre il M5S sostiene Bianchi. Anche qui il risultato non sembrerebbe cambiare, con il candidato di centrodestra Rocca avanti. Se l’esito potrebbe apparire scontato però, non lo sono gli strascichi. Numeri alla mano esiste la possibilità che la lista dem laziale possa essere superata da quella grillina, aprendo una voragine con ripercussioni a prescindere da chi finirà al Nazareno. La sfida delle primarie quindi, più che una laedership riguarda la rinascita del partito. Che alla fine la spunti il favorito Bonaccini o Schlein (De Micheli e Cuperlo sono molto staccati), per il Pd la sfida sarà “re-imparare” a fare opposizione.

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