Tumore del sangue e lavoro: una volta guariti metà dei pazienti non trova un'occupazione

Combattere lo stigma del tumore, che accompagna in alcuni casi per molti anni anche una volta guariti, passa soprattutto attraverso una piena inclusione nella vita sociale e...

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Combattere lo stigma del tumore, che accompagna in alcuni casi per molti anni anche una volta guariti, passa soprattutto attraverso una piena inclusione nella vita sociale e lavorativa. Per una sensazione di normalità. Molto c'è da fare, ancora, per superare alcune barriere: in circa la metà dei pazienti con una malattia onco-ematologica la patologia ha causato problemi nella sfera lavorativa propria e dei familiari, mentre più del 30% ha incontrato difficoltà nell'accesso al credito e a prodotti assicurativi. Una cosa che per le associazioni rappresenta un'autentica discriminazione, e che necessita di urgenti decisioni politiche.


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Il dato emerge dal sondaggio «Le voci contano» condotto su 850 pazienti e presentato oggi a Roma in occasione della presentazione del network Favo malattie ematologiche. Solo il 35% degli intervistati aveva sentito parlare della patologia prima della diagnosi, e prevalentemente attraverso T e radio o da parenti e amici, mentre più di due terzi (73%) non sa cosa sia un campione biologico, fondamentale per la diagnosi e la ricerca di nuovi trattamenti. Altro deficit informativo riguarda il Consenso Informato. L'80% dichiara di averlo firmato, ma solo il 66% ritiene di aver ricevuto un'informazione chiara e completa sulle cure.

«Non è un atto istantaneo - specifica Francesco Angrilli, ematologo dell'Ospedale Civile Spirito Santo di Pescara - bensì è una vera e propria procedura nell'ambito della quale il paziente deve essere anche messo nelle condizioni di porre domande e ricevere risposte». E se il supporto psicologico non viene sempre offerto ma dà benefici, un'informazione poco esaustiva si traduce in minori opportunità, come l'accesso a studi clinici sperimentali: meno del 20% vi ha partecipato e solo l'11% ha ricevuto spiegazioni in merito. Un dato significativo riguarda anche la percezione del ruolo delle Associazioni Pazienti: due terzi degli intervistati (65%) non le conoscevano alla diagnosi, ma circa l'80% di chi vi si è rivolto ha trovato utile il supporto.

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Il Messaggero