Hiv, «il 50% dei migranti contrae il virus in Europa»

Conferenza ANLAIDS
Circa la metà dei migranti parte dal proprio Paese senza aver contratto il virus dell'Hiv e il 50% si infetta nel Paese europeo che lo ospita. Questo è quanto...

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Circa la metà dei migranti parte dal proprio Paese senza aver contratto il virus dell'Hiv e il 50% si infetta nel Paese europeo che lo ospita. Questo è quanto emerge dalla ricerca scientifica pubblicata nello studio firmato AMASE (advancing Migrant Access to health Services in Europe), e condotto all’interno dell’EuroCoord, la rete europea di studi per coordinare a livello europeo e internazionale la ricerca clinica sull’Hiv-Aids. Nell’ambito dello studio clinico, sono stati raccolti dati tra luglio 2013 e luglio 2015 su oltre 2200 migranti adulti residenti nel paese di accoglienza da almeno sei mesi e vittime di infezione da Hiv da almeno cinque anni.



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I risultati mostrano che una grande quota di migranti che vivono con Hiv in Europa ha acquisito l’infezione dopo la migrazione. Il tasso di infezione va dal 32% al 64% nel Paese che li ospita e ciò è dovuto alle difficili condizioni cui i migranti sono sottoposti durante il viaggio, durante la permanenza in Libia e una volta arrivati in Europa. Il dato aumenta per donne, visto il problema della prostituzione cui spesso sono costrette.
«Questi dati sono alquanto preoccupanti - afferma il prof. Tullio Prestileo, dirigente dell’unità operativa Malattie Infettive dell’Ospedale Civico-Benfratelli di Palermo -specialmente se collegati a un altro dato di prossima pubblicazione che mostra come la permanenza in Libia aumenti di almeno quattro volte il rischio di infezione da HIV.  Violenze, torture e ripetuti abusi sessuali sono un grande problema per quanto riguarda il contagio».

La prostituzione è uno dei fattori di maggior rischio per la diffusione dell’Hiv. Il fenomeno si diffonde principalmente nelle città metropolitane, nei capoluoghi di regione e piccoli centri di provincia. Si stima che in Italia siano circa 70.000 le sex workers, con un numero di prestazioni che si aggira attorno ai 9-10 milioni.


«Per questo infatti - dichiara Bruno Marchini - l’obiettivo del XXXI Convegno Nazionale Anlaids, in vista della Giornata Mondiale dell’Aids indetta per il 1 Dicembre, è quello di cercare di trovare i giusti mezzi per colmare i gap ancora presenti nella prevenzione e nella terapia dell’infezione da HIV. Il convegno di Genova - conclude Marchini - tocca molti punti, dalle nuove strategie di prevenzione e di cura alla condizione delle nuove situazioni ricreative dei giovani». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero