Covid, l'allarme dei medici: «Le code per i tamponi aumentano il rischio contagio e intasano il sistema»

Allarme per le code ai drive in, che potrebbero trasformarsi in veri e propri centri di diffusione del contagio da Covid. L'appello corre veloce dall'infettivologo Matteo...

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Allarme per le code ai drive in, che potrebbero trasformarsi in veri e propri centri di diffusione del contagio da Covid. L'appello corre veloce dall'infettivologo Matteo Bassetti, ai medici del Lazio, raccogliendo pareri unanimi: «Si fanno troppi tamponi inutili e questo mette in crisi il sistema». Il primo a denunciare il problema è stato proprio il direttore della clinica Malattie infettive dell'ospedale di San Martino a Genova, componente della task force Covid per la Liguria.

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«Occorre evitare il sovraccarico dei presidi sanitari - afferma Matteo Bassetti - C'è una corsa ai test: si va dal medico e si chiede di prescriverlo, ma così il dottore si trova tra l'incudine e il martello, perché sono tanti a domandare la stessa cosa. Non bisogna richiederlo nei casi in cui non è appropriato, altrimenti si creano file e attese. Chi sta sette ore in coda potrebbe avere un calo di attenzione nel rispettare le misure anti-contagio e se c'è un positivo aumenta, il rischio di contrarre il virus».

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Pubblicato da Matteo Bassetti su Mercoledì 21 ottobre 2020

L'infettivologo traccia anche un quadro generale della situazione: «È evidente ci sia stata un'accelerazione improvvisa dei casi. Si tratta di una situazione inaspettata per certi versi, ma adesso è importante tracciare tutti i contatti». Impresa non semplice: «Immaginiamo città con contagi che oscillano fra le 500 e le mille unità giornaliere, se ogni persona ha dieci contatti stretti, il tracing diventa complicato perché serve personale sanitario che al momento in alcuni luoghi manca». La chiosa è inevitabile appello ai cittadini: «Chi ha avuto contatti diretti, per più di 15 minuti si deve quarantenare. È importante, ci vuole responsabilizzazione da parte della gente, a prescindere dalle decisioni delle autorità sanitarie».

Al monito si sono presto uniti i medici della Regione Lazio: «I drive in sono affollati, stiamo facendo uno sforzo enorme, ma occorre maggiore razionalità - dice Pierluigi Bartoletti, responsabile Uscar del Lazio, il team di medici e infermieri che operano nei drive in - Non si può andare dal medico di famiglia e chiedere il test se non ci sono le condizioni. Così diventa una corsa che genera solo test non appropriati. I cittadini devono fidarsi dei medici: se non serve, non bisogna fare il test». Quindi una panoramica sulle forze in campo: «Non serve aumentare l'offerta, ma occorre gestire il meglio i presidi esistenti. Se li razionalizziamo non andiamo in sofferenza. Oggi abbiamo 220 team che operano nei drive in e sul territorio, arriveremo a 500 la prossima settimana - prosegue Bartoletti - ma se i crescono così non basteranno»

 

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Il Messaggero