L'utilizzo prolungato di dispositivi di protezione e il distanziamento sociale possono causare un peggioramento della cefalea. A fare il punto sulla complessa relazione che...
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Il mal di testa intenso è uno dei sintomi che accompagna l'infezione di Covid-19. «Come altre infezioni virali, il Covid porta al rilascio di citochine, sostanze che possono causare anche l'insorgenza di cefalea o acuire una preesistente. A peggiorare il problema possono essere anche la costante tosse e la chiusura dei seni nasali», spiega all'ANSA la professoressa Sacco, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Neurologia (Sin).
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La cefalea può essere però anche associata all'uso di mascherine professionali, occhiali protettivi e visiere, a causa della compressione prolungata di cinturini stretti intorno alla testa, della difficoltà respiratoria e della ridotta visione. «Una diagnosi preesistente di cefalea - spiega - è associata, secondo studi sul personale sanitario, a un utilizzo combinato dei Dispositivi di prevenzione individuale per oltre 4 ore al giorno». C'è poi da considerare l'impatto del distanziamento sociale. «Tra i fattori che possono peggiorare il mal di testa - spiega - vi sono anche stress, aumento dell'ansia e cambiamenti nella routine quotidiana. Tra questi, anche quelli collegati al distanziamento e all'emergenza Sars-cov-2».
Rispetto invece ai pazienti in cura per l'emicrania, la pandemia ha avuto un doppio impatto. Da un lato ha «costretto molti a rimandare le terapie somministrabili in ospedale, come quella botulinica». Dall'altro, ha dato un forte impulso alla telemedicina. «La maggior parte dei colloqui di presa in carico e di follow up con gli specialisti dei Centri per la Cefalea - conclude l'esperta - si sono svolti attraverso chiamate telefoniche o videochiamate, con beneficio per i pazienti che hanno potuto evitare lunghi spostamenti» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero