Arriva la "pillola digitale", un sensore avvertirà il medico se non la prendi

Arriva la "pillola digitale", un sensore avvertirà il medico se non la prendi
Anche nella medicina sta per arrivare la rivoluzione digitale. Negli Stati Uniti è stato approvato il primo farmaco la cui assunzione può essere controllata da uno...

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Anche nella medicina sta per arrivare la rivoluzione digitale. Negli Stati Uniti è stato approvato il primo farmaco la cui assunzione può essere controllata da uno smartphone. L'ente governativo americano che regolamente prodotti alimentari e farmaceutici, la Food and Drug Administration, ha dato parere positivo alla commercializzazione del “digital ingestion tracking system”, una sorta di pillola digitale dotata al suo interno di un sensore che può essere tracciato fino alla completa assimiliazione da parte del nostro organismo. La pastiglia in questione si “Abilify MyCite” e serve per curare problemi psichiatrici come la schizofrenia e la depressione nella sua forma grave. Durante tutto il percorso la pillola è in grado di comunicare con lo smartphone del malato, dei parenti e del medico che ha prescritto il farmaco.


L'innovazione che sta dietro questa pillola digitale risponde in realtà, all'esigenza di ridurre i costi legati ad un'errata assunzione di farmaci. Negli Stati Uniti infatti, si stima un incremento della spesa sanitaria di circa 100 miliardi di dollari, proprio a causa di disattenzione da parte dei pazienti che non seguono le prescrizioni dei medici. E non è tutto. Le informazioni rilevate dai sensori consentono ai medici specialisti di conoscere in tempo reale gli effetti del farmaco sul malato. Ma veniamo al funzionamento di questa pillola digitale. Il sensore interno alla pastiglia, composto da rame, magnesio e silicio, nel momento in cui viene trasformato dai succhi gastrici, emette un segnale elettrico che comunica con un cerotto indossato dal paziente, il quale a sua volta trasmette via bluetooth ogni informazione all'App installata sullo smartphone.


Sbagliare le modalità di assunzione diventerebbe impossibile, però potrebbero esserci effetti collaterali nella tutela della privacy. Jeffrey Lieberman, psichiatra della Columbia University, in un'intervista al New York Times lo ha definito l'effetto “Grande Fratello”, sollevando questioni etiche sull'argomento. L'interrogativo è questo. Se lo stato di salute del paziente può essere monitorato da persone esterne, cosa succederebbe se le aziende o le assicurazioni potessero accedere a questo tipo di informazioni?
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Il Messaggero