Nessun evento catastrofico, ma la Capitale resta “isolata”

Francamente, la Capitale chiusa per vento non s’era ancora vista. Ci siamo arrivati. E oggi, come dettano i bollettini comunal-meteorologici sono chiusi i cimiteri per paura...

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Francamente, la Capitale chiusa per vento non s’era ancora vista. Ci siamo arrivati. E oggi, come dettano i bollettini comunal-meteorologici sono chiusi i cimiteri per paura che s’abbattano sui visitatori i cipressi, sbarrati i parchi perché pini secolari dalle radici a fior di suolo con le cime a far da vele continuano a decine, com’è già accaduto, luttuosamente, a schiantarsi al suolo con i rischi che si possono immaginare.


Transennate vie di grande scorrimento, arterie che collegano interi quartieri perché gli alberi, sbattuti, schiaffeggiati dalle raffiche quando non si eradicano, lasciano cadere robusti rami e la circolazione a sua volta viene investita da brevi ma intensi trombe d’aria sicché gli automobilisti (per non dire delle moto) sono a gravissimo repentaglio. Il vento e non il terremoto, il vento e non la nevicata alta e improvvisa, il vento e non la grandinata, il vento ferma tutto: chi si sposta, il turismo, le attività commerciali, la vita stessa della Capitale.

Anche altrove si chiudono per precauzione le scuole, gli aeroporti, gli uffici pubblici, i trasporti subiscono variazioni, l’allerta avverte i cittadini di chiudersi in casa: ma non si tratta di tornado travolgenti, di cataclismi intercontinentali, di nevicate eccezionali che buttano in freezer interi stati, insomma di eventi paurosi e contro i quali l’uomo può solo rintanarsi e aspettare. A Roma no: basta un poco di neve, una pioggia insistente, per esporre il cartello: Capitale chiusa. Chiusa per vento, appunto. 
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Il Messaggero