La verità, solo la verità, soltanto la verità

La verità, solo la verità, soltanto la verità
Ci sono tanti modelli d'intervista. C'è l'intervista a botta e risposta, che mozza il fiato a chi risponde. Più secche, tacitiane sono le domande,...

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Ci sono tanti modelli d'intervista. C'è l'intervista a botta e risposta, che mozza il fiato a chi risponde. Più secche, tacitiane sono le domande, più pronte e concise le risposte, più il duetto è incisivo.


Escono a palla dalla testa dell'intervistatore e a palla entrano in quella dell'intervistato. Non lasciano posto a divagazioni, a digressioni, a meditazioni. Sono duelli aforistici. La loro fulmineità colpisce il lettore, l'ascoltatore, lo spettatore, pungolandolo a riflessioni successive. È un genere anglosassone, refrattario a giri di parole che spesso sono solo raggiri.

C'è poi l'intervista colloquiale, discorsiva e più esaustiva. Non due minuti, ma dieci-venti. Di questo genere, maestro è Gigi Marzullo. Almeno per me, cui nessuno, in buona fede, può contestare la competenza. Qualcuno, con la puzza sotto il naso, qualche radical-chic, genìa che detesto, e pour cause, irriderà il mio giudizio, ma io me ne infischio, detto con più soave eleganza, me ne fotto. So quel che dico e dico quel che so. Da sessant'anni faccio questo mestiere. E lo faccio bene e con successo. Non sono modesto e non amo la modestia, falsa virtù, tartufesca e truffaldina di invidia o di mascherata superbia. Non mi obbiettino che non è così perché è così.

Sono stato, per tanti lustri, ospite di Marzullo, lo conosco bene e, nel suo genere, lo considero un maestro e un galantuomo onesto e impegnato soltanto a fare meglio il suo dovere. È libero, è sempre stato libero. Non si è mai fatto incantare dalle ideologie, ipocrite e utopistiche, veicoli di carriera, comodi e truffaldini, trampolini di lancio di carrieristi senza carriera. Di velleitari (con le solite, encomiabili, eccezioni: poche) che sposano cause in cui non credono, sbandierando vessilli di comodo.

Gigi non ha mai firmato manifesti, non si è cucito sul petto slogan di comodo. Non ha mai partecipato a marce né per la pace né contro la guerra. Organizzati unilateralmente e rumorosi da demagoghi e da visionari. Questi, retori astuti. Quelli, profeti senza futuro.

Marzullo è solo e soltanto un professionista che amministra il suo salotto notturno senza fare prediche, ma solo facendo giornalismo.

Il giornalismo che a me piace. E piace da sempre. Un giornalismo onesto, garbato, terso senza subdole insinuazioni, senza comodi trabocchetti. Alla ricerca non di scoop, ma di verità, senza pregiudizi e senza gherminelle, non ti tende penere, non t'irretisce con perfidi tranelli, e non è poco credetemi - in un Paese come diceva Salvemini di chiacchieroni e sagrestani. Lascia che l'intervistato parli allo spettatore, e lo spettatore sappia e capisca quello, tutto quello che vuole sapere e capire dell'intervistato.


E questo a me basta e questo basta perché solo il merito per me conta. Alla faccia di mode e ideologie. Di forbite astuzie, di subdole nequizie, rancide ideologie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero