Dai dati sull'affluenza un segnale anche per l'antipolitica

Dai dati sull'affluenza un segnale anche per l'antipolitica
Prepariamoci, domenica si vota in quasi 4 mila comuni, di cui 26 capoluoghi, e nella notte saremo inondati di proiezioni e dati veri. Ciò che farà discutere non...

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Prepariamoci, domenica si vota in quasi 4 mila comuni, di cui 26 capoluoghi, e nella notte saremo inondati di proiezioni e dati veri. Ciò che farà discutere non sarà però la vittoria o la sconfitta di qualche candidato, ma la percentuale dell’affluenza ai seggi. Se si dovesse dar retta ai sondaggi, alle urne dovrebbero recarsi meno del 40% dei trenta milioni di aventi diritto.


Probabilmente la percentuale di coloro che alla fine supereranno pigrizia e astio sarà più alta, ma difficilmente si arriverà alle percentuali di affluenza di una ventina di anni fa. Nel 2014, alle elezioni amministrative che si tennero insieme alle europee, si arrivò intorno al 60%. Molto peggio andò alle regionali dello scorso anno quando si superò di poco il 50%. Se così sarà e si andrà sotto il 60% si avrà la conferma che anche l’antipolitica, fattasi partito o movimento, comincia a fare il suo tempo e che anch’essa non è più in grado di mobilitare elettori.

Si tornerà a discutere del mancato secondo giorno di urne aperte, dimenticandosi che in tutta Europa si vota un solo giorno, magari di giovedì e sino alle 18. Dimenticandosi anche che solo in Italia si consegna all’elettore delle schede-lenzuolo vista la pioggia di liste e candidati che, sulla carta, dovrebbero mobilitare l’elettorato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero