Costretti a spacciare gratis di giorno e di notte. Sotto al sole, senza acqua né cibo. E poi, all’occorrenza, incellophanati dalla testa piedi, immobilizzati su una...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Roma, sotto scacco le piazze dello spaccio: 17 pusher in manette. Due smerciavano droga in monopattino
Roma, i due fidanzatini si lasciano: maxi-rissa in strada tra le famiglie
LA STORIA
Bogdan M., 20 anni romeno, rincorrendo la fama del quartiere come isola della droga, aveva pensato di far affari d’oro spacciando nei pressi delle Torri, appoggiato dalla fidanzata, Elisa, una trentenne italiana. Un progetto sgretolato in pochi giorni. I due pusher, infatti, originari di Ascoli Piceno, non hanno superato la prova fedeltà coi grossisti di zona e dopo la mancata restituzione di 15 dosi di crack sono stati picchiati e ridotti in una sorta di schiavitù.IL SEQUESTRO
Il romeno viene immediatamente legato con lo scotch su una sedia. È completamente immobilizzato centimetro per centimetro dal collo alle caviglie. Solo il viso viene lasciato scoperto, il bersaglio dei pugni. La donna un paio di giorni dopo riesce a scappare e a dare l’allarme alla polizia. Quando gli agenti arrivano con le volanti trovano Bogdan «ancora legato a una sedia con cellophane da imballaggio e sofferente. Sul viso vistose abrasioni, una serie di ematomi e anche un trauma cranico». «Avevamo bisogno di soldi», spiegherà poi lei: «Ecco perché io e il mio fidanzato avevamo accettato il ruolo di vedetta in via San Biagio dei Platani. Ma subito ci hanno contestato un ammanco di dosi, costringendoci a lavorare ininterrottamente a titolo gratuito. Poi hanno sequestrato Bogdan». «Quando sono stato sequestrato ero troppo provato a livello fisico e mentale pure per approntare una minima reazione», racconterà lui. Momoa, da sorvegliante del rapito, era stato l’ultimo a fuggire dal garage dell’orrore. Nella fuga ha perso il cellulare con i video del sequestro e le minacce: «Piagni...Devi stare zitto, ti taglio la gola, ti sotterro...». Ad inchiodare Momoa anche una telefonata alla compagna, romana: «Amo’, spero che non cioccano de sotto sennò pio sequestro di persona». Le menti che hanno ideato gli schiavi pusher però sono altre. Le indagini non sono chiuse. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero