OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
A quanto pare, le scale mobili della stazione metropolitana Termini di “mobile” hanno solo il nome. “Impianto in attesa di collaudo. Ci scusiamo per il disagio”: così è riportato sul cartello informativo posizionato all’inizio delle scale, ormai non funzionanti da fine marzo. Non è specificata alcuna data né sono presenti addetti ai lavori intenti alla riparazione. Immancabile, però, è la massa continua di persone che deve percorrere, a piedi, l’ingente scalinata una volta uscita dai treni della linea A.
Sciopero Trenitalia 14 aprile, stop del personale dalle ore 9.00 alle 17.00: ecco le corse garantite
Vi è da aggiungere che sono scale, queste, che portano alla Metro B – direzione Laurentina-Rebibbia/Jonio – oppure all’uscita dalla stazione e, dunque, da prendere obbligatoriamente. Un “disagio”, questo, non di poco conto, considerando il fatto che la stazione Termini è sempre estremamente affollata. Le difficoltà si sono viste fin da subito: per i lavoratori e gli studenti, in particolar modo nelle ore di punta, il mancato funzionamento delle scale mobili tende a formare una fila non irrilevante e quindi causa una grande perdita di tempo. Tuttavia, neanche per i turisti la situazione è confortevole: questi ultimi si trovano costretti a sollevare valigie e passeggini e a salire con essi un numero importante di gradini.
Da tenere in considerazione è anche la fatica richiesta alle persone più anziane, fatica decisamente evitabile se le scale mobili funzionassero. Al termine del cartello, scritto sia in italiano che in inglese, si legge: “stiamo lavorando per voi”. “Per noi? Per noi sarebbe più conveniente che le riparassero!” afferma un turista tedesco ridacchiando e mostrando le valigie della sua famiglia, costretto ora a sollevare. Insomma, a quanto pare non ci resta che aspettare, attendere e sperare che riprendano a funzionare il prima possibile.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero