Stadio di Tor di Valle, la fronda si allarga: M5S processa i dissidenti

Stadio di Tor di Valle, la fronda si allarga: M5S processa i dissidenti
Dopo la sospensione, la disconnessione. Messa fuori dal gruppo M5S per le critiche sullo stadio di Tor di Valle, la consigliera Cristina Grancio ha fatto i conti con gli effetti...

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Dopo la sospensione, la disconnessione. Messa fuori dal gruppo M5S per le critiche sullo stadio di Tor di Valle, la consigliera Cristina Grancio ha fatto i conti con gli effetti pratici della sanzione: non fa più parte delle chat dove comunica la maggioranza pentastellata. Che si riunirà domani in Campidoglio per discutere del caso, ma senza di lei. Un processo con l'imputato in contumacia. Molti consiglieri grillini raccontano di aver saputo della sospensione della collega solo via Facebook. La decisione è maturata ad alti livelli: i parlamentari, nonché commissari del Campidoglio in quota Di Maio, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede ne hanno parlato con Grillo e Casaleggio e hanno fatto partire la pratica. Adesso Grancio avrà tempo dieci giorni per le controdeduzioni (la difesa). Il suo processo passerà dai probiviri al comitato d'appello dove c'è Roberta Lombardi, la deputata che ha scritto il codice di comportamento. Quello che prevede anche una multa di 150mila in caso di danni al M5S da parte degli eletti. Grancio sdrammatizza: «Quei soldi non ce li ho nemmeno in banca. Nella mail di sospensione mi hanno ricordato del contratto, ma spero non si arrivi a tanto. Anche perché non ho danneggiato nessuno».


LA FRONDA
Grancio su Facebook si è sfogata spiegando le motivazioni date dai probiviri nella e-mail: «Scrivono di potenziali ricadute mediatiche della sua (cioè la mia) condotta». E-mail ricevuta «neppure un'ora dopo il mio non-voto». E aggiunge: «Ci vuole più tempo ad avere una pizza quattro stagioni sotto casa, che un procedimento disciplinare nel M5S a Roma». Sulla sospensione il gruppo è spaccato, soprattutto per i modi e per il clima di paura culminato con la caccia al dissidente. Il problema è l'accelerazione sullo stadio, atteso lunedì alla prova dell'Aula Giulio Cesare. Tra le critiche al progetto, solidali con Grancio, ci sono Monica Montella, Alisia Mariani e Gemma Guerini. Le descrivono inferocite e scatenate nelle chat e forse parlano anche a nome della collega che può più usare la messaggistica interna per comunicare. Dal Campidoglio assicurano che in Aula non ci saranno voti contrari, al massimo potrebbero spuntare assenze tecniche. Di sicuro la caccia ai critici di Tor di Valle è partita. E i componenti dello staff del Campidoglio vagliano tutti i profili Facebook dei consiglieri. A microfoni spenti dalla maggioranza fanno notare che «se l'è cercata» perché «voleva fare la paladina della base, ma la linea era un'altra». E in rete i grillini stadisti fanno circolare un volantino del 2007, quando la Grancio si era candidata all'Assemblea costituente del Pd, a sostegno di Veltroni. L'accusa è di essere «una del Pd». Anche se due assessori della giunta Raggi (Bergamo e Mazzillo), hanno trascorsi simili.

L'ITER

Grancio, oltre al sostegno degli attivisti del Tavolo Urbanistica presieduto dal ribelle Francesco Sanvitto, può contare sulla solidarietà di 4-5 consiglieri del Municipio, che oggi si riunirà per votare il parere all'operazione calcistico immobiliare. Il primo incontro è andato a vuoto per le opposizioni. Stavolta il via libera potrebbe essere ostacolato dalle spaccature nella maggioranza. Si vedrà se l'«effetto Grancio», causato dalla sospensione, calmerà gli animi degli anti-stadio o, al contrario, li renderà ancora più agguerriti contro un progetto che giudicano «pieno di errori e di questioni da valutare». Un parere negativo del Municipio confermerebbe che i Cinquestelle sono spaccati, tra territori e amministrazione centrale. Ma uno favorevole con richieste di modifica, costringerebbe la giunta a riunirsi per varare «controdeduzioni» prima di andare in Aula.
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Il Messaggero