Sequestrarono un bambino di 9 anni per riavere indietro dalla madre una partita di droga da cinquemila euro. Un metodo atroce, per il quale ieri la procura, rappresentata dalla pm...
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LA VICENDA
Tutto comincia all'alba del 20 aprile 2016, quando Ricci - insieme con la sorella - secondo l'accusa si presenta a casa di una donna per riavere indietro una partita di droga. La colpisce con un pugno alle costole e porta via il bambino. Poi la corsa in auto verso il nascondiglio, l'abitazione di un'amica in un residence in via di Val Cannuta, alla periferia ovest di Roma. Passano due giorni nel corso del quale il bambino che a sua volta è stato educato alla boxe viene persino accompagnato ad un allenamento. Nel frattempo, però, Ricci avrebbe minacciato la donna fino a spingerla a sporgere denuncia alla polizia che dopo poche ore riesce a ritrovare il piccolo.
Ricci ha sempre proclamato la sua innocenza, soprattutto dopo che il baby pugile in audizione protetta ha ritrattato le prime dichiarazioni dicendo che non si è sentito «ostaggio». Un ripensamento, sommato all'età, che non ha convinto la procura a cambiare impostazione. «Io amo ogni singolo bambino. I brividi più grandi da me provati sono stati quando li ho allenati, perché in loro rivedevo me stesso», ha scritto Ricci dal carcere mesi fa, professandosi innocente «come Tortora» e chiedendo di essere scarcerato.
L'accusa per lui è rimasta invariata visto che insieme agli altri imputati, a vario titolo, risponde di sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dalla minore età della vittima. Due udienze ancora e il 19 febbraio ci sarà la sentenza.
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Il Messaggero