Roma, colpo allo spaccio: tra gli arrestati anche gli uomini di Diabolik

Nel corso dell'operazione "Lucifero" condotta dalla Direzione distrettutale antimafia e dalla Squadra Mobile di Roma, che da questa mattina all'alba ha portato...

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Nel corso dell'operazione "Lucifero" condotta dalla Direzione distrettutale antimafia e dalla Squadra Mobile di Roma, che da questa mattina all'alba ha portato all'arresto decine di persone per traffico di stupefacenti nella Capitale, c'è anche un uomo legato al giro di Arben Zogu, l'albanese che insieme a Fabrizio Piscitelli controllava una parte dello spaccio a Ponte Milvio.


Roma, maxi operazione antidroga: 21 arresti, colpiti i pusher di spicco della criminalità romana


Si tratta di Davide Barberis, classe 1976, "personal trainer" di professione, legato a doppio filo con Dorian Petoku, albanese già emerso in numerose indagini antidroga per essere stato a lungo uno dei "luogotenenti" di Arben Zogu. 

Un maxiblitz con 21 arresti colpisce le nuove piazze di spaccio di Roma e apre squarci investigativi anche sull'omicidio di Fabrizio Piscitelli, l'ex ultras della Lazio freddato con un colpo di pistola alla nuca il 7 agosto scorso mentre era seduto su una panchina di un parco pubblico della Capitale. Una operazione della Squadra mobile, coordinata dalla Procura, che ha riguardato i gestori dello spaccio in tutte le aree di Roma: da Ponte Milvio a Torpignattara, da Acilia, a La Rustica, dall'Infernetto, al Tiburtino e Fonte Nuova.

Per gli inquirenti, coordinati dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, il punto di contatto tra Barberis e il clan degli albanesi che, insieme a Piscitelli, gestiva lo spaccio nella zona nord della Capitale, era Dorian Petoku, personaggio già noto per i suoi contatti con Diabolik. Il procedimento risale al marzo 2017 ed è scattato dopo un ingente sequestro di cocaina.

Tra le persone colpite dall'ordinanza di custodia cautelare figurano elementi di spicco della criminalità romana tra i quali Fabrizio Capogna appartenente alla nota famiglia Capogna e Mazza Gaetano Giuseppe, siciliano, residente in Colombia per gestire da vicino gli illeciti traffici di droga, tuttora ricercato.

Per la consegna dello stupefacente era stato collaudato anche un sistema (ribattezzato "metodo Capogna") che avveniva attraverso la «staffetta» dell'auto che trasportava la droga: lo stesso Capogna accompagnava personalmente tutte le consegne di stupefacente seguendo l'auto condotta da complici che di volta in volta remunerava con denaro senza mai «toccare» lo stupefacente in modo da fugare eventuali arresti da parte delle forze dell'ordine.

Il monitoraggio di Barberis ha consentito di poter attribuire allo stesso la gestione di un autonomo circuito di spaccio a Latina insieme a Casimiro Malafronte detto «Miro», nonché individuare altri personaggi gravitanti nel mondo degli stupefacenti a loro volta fornitori di altrettante piazze, ai quali l'uomo si rivolgeva di volta in volta, a seconda della convenienza economica del prezzo di vendita al kg della cocaina.

Tra questi Alessio Di Gianfelice, arrestato nel corso dell'indagine e legato a Gaetano Giuseppe Mazza dal quale si riforniva di cospicui quantitativi di cocaina che quest'ultimo faceva giungere dalla Colombia, dove gode dell'appoggio logistico ed organizzativo gestito dai locali cartelli.


Ulteriore contatto di Barberis è stato il pregiudicato campano Egidio Longo detto «Gino Crodino», collegato agli ambienti della Camorra, che riforniva la zona del litorale romano. «Inizi a dare fastidio quando te la fai con gente più pesante», dice Barberis in una intercettazione citata nell'ordinanza del gip. Una affermazione a cui il suo socio in affari, Manuel Briori risponde serafico: «Bravo finché non smovi le briciole non je frega un ca..o a nessuno» e Barberis chiosa: «solo se qualcuno me sa canta…vanno a colpo sicuro».
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Il Messaggero