I creditori per battere cassa si presentavano pure alle riunioni di condominio. «Una sera eravamo riuniti quando arrivò il fornitore del gasolio per il riscaldamento....
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IL SEQUESTRO
Se si sia trattato solo di un caso di mala gestione o di un vero e proprio saccheggio del conto condominiale lo dovrà stabilire il giudice Valerio de Gioia. Il magistrato nel frattempo, su sollecito dell'avvocato Antonello Madeo che assiste il condominio, ha appena disposto il sequestro conservativo di un appartamento dell'imputata, interno proprio alla palazzina di piazza Addis Abeba. Un immobile che l'imputata aveva donato al padre. Per anni l'amministratrice comunque non avrebbe destato sospetti. Nel 2014, però, a una condomina, figlia del costruttore delle palazzine, arriva una doccia fredda. Quella che sino a quel momento, scrivono i condomini nella denuncia, poteva apparire solo una gestione non perfetta rilevante esclusivamente in sede civile comincia ad assumere i contorni del reato quando nel gennaio del 2015 una condomina, proprietaria di alcune unità immobiliari, comunicava di aver ricevuto la notifica di una ingiunzione di pagamento per la somma di 42.634.000 euro per compensare dei debiti del condominio. A battere cassa uno dei fornitori del gasolio. Gli inquilini, allora, avviano delle indagini difensive. E scavando scoprono che non era stato pagata neanche la manutenzione dell'ascensore, parti di due mensilità del portiere, altre ditte. Ora sperano nel risarcimento. L'imputata, che finora non si è mai presentata in aula, è pronta a giurare che la contabilità era perfetta.
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Il Messaggero