Roma, usava i soldi del condominio, amministratrice a giudizio: gli inquilini avevano 180 mila euro di debiti

Roma, usava i soldi del condominio, amministratrice a giudizio: gli inquilini avevano 180 mila euro di debiti
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2017, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 20:28
I creditori per battere cassa si presentavano pure alle riunioni di condominio. «Una sera eravamo riuniti quando arrivò il fornitore del gasolio per il riscaldamento. Sosteneva che non l'avevamo pagato. L'amministratrice si avvicinò, lo portò in cortile, lo calmò e poi rientrò da noi. Rivendica soldi che gli abbiamo già dato, ci disse». Il risultato: cento condomini di due palazzine gemelle al civico 1 di piazza Addis Abeba e di viale Etiopia al civico 18 si ritrovano coi debiti e l'ex amministratrice del palazzo, Simona Scaccini, a giudizio con l'accusa di appropriazione indebita. La procura gli contesta di aver intascato almeno 180.000 euro, sottraendoli per cinque anni (fino al 2015) dalla contabilità condominiale. Con quale modalità lo ha raccontato in aula il nuovo amministratore. Tre ditte fornitrici del gasolio ancora rivendicano rispettivamente 66.000, 36.000 e 90.000 euro. In compenso con i soldi in cassa in base alle contestazioni del pm Roberto Felici - l'amministratrice avrebbe ricaricato carte prepagate, il proprio telefonino e pagato svariati bollettini a lei intestati, oltre che saldare bonifici non dovuti. La ricostruzione della rendicontazione è stata un incubo. «Nemmeno dopo la causa civile, in cui il giudice imponeva la consegna, la collega mi ha voluto fornire i documenti. I bilanci invece non erano stati proprio fatti», ha detto il nuovo amministratore, «Ho scoperto così che in quei cinque anni non erano stati pagati nemmeno i contributi al portiere. Dai conti bancari è emerso che l'amministratrice non solo avrebbe utilizzato a fini personali, ma anche saldato dei conti di un condominio di piazza Santa Maria Goretti», che pare che poi si sia ritrovato a sua volta con un buco nelle casse, tanto che i condomini hanno avviato un procedimento civile.

IL SEQUESTRO
Se si sia trattato solo di un caso di mala gestione o di un vero e proprio saccheggio del conto condominiale lo dovrà stabilire il giudice Valerio de Gioia. Il magistrato nel frattempo, su sollecito dell'avvocato Antonello Madeo che assiste il condominio, ha appena disposto il sequestro conservativo di un appartamento dell'imputata, interno proprio alla palazzina di piazza Addis Abeba. Un immobile che l'imputata aveva donato al padre. Per anni l'amministratrice comunque non avrebbe destato sospetti. Nel 2014, però, a una condomina, figlia del costruttore delle palazzine, arriva una doccia fredda. Quella che sino a quel momento, scrivono i condomini nella denuncia, poteva apparire solo una gestione non perfetta rilevante esclusivamente in sede civile comincia ad assumere i contorni del reato quando nel gennaio del 2015 una condomina, proprietaria di alcune unità immobiliari, comunicava di aver ricevuto la notifica di una ingiunzione di pagamento per la somma di 42.634.000 euro per compensare dei debiti del condominio. A battere cassa uno dei fornitori del gasolio. Gli inquilini, allora, avviano delle indagini difensive. E scavando scoprono che non era stato pagata neanche la manutenzione dell'ascensore, parti di due mensilità del portiere, altre ditte. Ora sperano nel risarcimento. L'imputata, che finora non si è mai presentata in aula, è pronta a giurare che la contabilità era perfetta.