Case comunali, a Roma 20mila morosi: «Via a pignoramenti sugli stipendi»

Case comunali, a Roma 20mila morosi: «Via a pignoramenti sugli stipendi»
Pagare l'affitto al Campidoglio non va di moda, a quanto pare. Su 25.387 immobili di proprietà dell'amministrazione di Roma (25.035 appartamenti e 352 negozi),...

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Pagare l'affitto al Campidoglio non va di moda, a quanto pare. Su 25.387 immobili di proprietà dell'amministrazione di Roma (25.035 appartamenti e 352 negozi), oltre 20mila tra inquilini e gestori sono in debito con il Comune. Otto su dieci. Va detto che nel mucchio c'è chi è in difetto per pochi spicci, altri invece hanno accumulato un conto a cinque zeri con Palazzo Senatorio. Certo è che dopo anni di lassismo, il Campidoglio ha sposato la linea dura.


L'assessore al Patrimonio, Rosalba Castiglione, ha deciso di inasprire le «azioni esecutive» contro gli scrocconi che alloggiano nelle case comunali, mettendo in campo anche misure coercitive, pur di ottenere i rimborsi dovuti. «D'ora in poi l'amministrazione chiederà il pignoramento presso terzi. Quindi conti correnti ma anche stipendi», spiega la manager che Virginia Raggi ha chiamato in giunta un anno fa. Il ragionamento è chiaro: «Le somme che non vengono recuperate dai morosi sono letteralmente sottratte alle tasche dei cittadini onesti. Risorse fondamentali, con cui si potrebbero costruire progetti di sviluppo, manutenzione e ammodernamento dei territori. La città ha pagato fin troppo questi soprusi e le conseguenze le abbiamo vissute sulla nostra pelle».

La sindaca la pensa allo stesso modo. «Il patrimonio immobiliare del Comune è stato per troppi anni vittima di abusi. Chi in passato non ha vigilato e non ha saputo gestire correttamente gli immobili ha causato un danno economico e sociale gravissimo a questa città», ha detto ieri la prima cittadina, 24 ore dopo la sentenza con cui la Corte dei Conti ha condannato al pagamento di 1 milione di euro la società privata che in passato ha gestito lo sterminato patrimonio pubblico cittadino per conto del Campidoglio. L'inchiesta dei magistrati contabili ha preso in esame il periodo tra il 2006 e il 2016, dieci anni in cui gli immobili del Comune sarebbero stati lasciati in uno stato di «sostanziale occupazione abusiva». E nessuno si sarebbe scomodato di chiedere agli inquilini quanto dovuto.

GLI ACCERTAMENTI
Dopo i primi controlli avviati dall'ex sindaco Marino e il censimento chiesto dal commissario Tronca, la pratica è finita sulla scrivania della Raggi, che l'ha affidata a Castiglione, siciliana, esperta di diritto immobiliare. Col nuovo piano di accertamenti e cartelle, «puntiamo a recuperare 100 milioni di euro», spiega. Quando? Dipenderà dai contenziosi. «Ma che ci vogliano 3 o 5 anni, l'importante è avere riportato l'amministrazione sui giusti binari».

Nel 2018 la lotta all'evasione è stata internalizzata. Via le ditte esterne, ora il Comune ha messo in campo i suoi 007 fiscali, attraverso la partecipata Aequa Roma. «Abbiamo voluto affidare la gestione degli immobili ad Aequa Roma per sottrarla a società private e riportarla interamente all'interno dell'amministrazione», aggiunge Castiglione, che a luglio ha fatto approvare una delibera che ha portato in linea con i valori di mercato il canone di oltre 500 appartamenti fino a poco prima in mano perlopiù a morosi e occupanti abusivi.

«IN PIENO CENTRO»

Gioielli a volte in pieno centro storico, aggiunge l'assessore, «con vista mozzafiato su scenari che tutto il mondo ci invidia, che d'ora in avanti saranno affittati a prezzo di mercato e non più senza alcun criterio, per pochi spiccioli. Dobbiamo mettere fine ad anni di soprusi, riportando gli immobili del Comune al servizio esclusivo della collettività». I procedimenti di riscossione, conclude la responsabile del Patrimonio, si concentreranno su «chi ha i requisiti di maggiore aggredibilità». Tradotto: chi è più probabile che paghi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero