Roghi tossici, ma non solo. Rifiuti pericolosi interrati, sversamenti fuori controllo. E poi i furti di rame, piombo, ghisa. Quintali di fili elettrici, tombini smurati (e chi...
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Ma spesso, appena vanno via gli uomini in divisa, si ricomincia daccapo. E si perché la vita nei campi ha un ritmo tutto suo. Codici e regole difficili da comprendere. Succede in quelle realtà abbandonate, lasciate al loro destino. E succede troppo spesso in periferia in quei campi rom considerati abusivi (ma che poi tanto abusivi non sono perché sono lì ormai da anni sotto gli occhi di tutti). Superare la questione dei mega villaggi monoetnici, o quella degli insediamenti spontanei non è cosa semplice. Ma cercare di smantellare la filiera criminale «si può».
I CONTROLLI
In questi giorni infatti sono all'ordine del giorno, da parte delle forze dell'ordine, controlli e identificazioni (soprattutto dopo la chiusura del Camping River). Sotto la lente: Salone, Candoni, Castel Romano e la Barbuta. Ma le attività non si fermano. Anzi, sono aperte 24 ore su 24. D'altronde la vigilanza (in quelli regolari) non c'è più da tempo. «E loro spesso si sentono liberi di muoversi - raccontano gli investigatori - Sono piccoli fortini dell'illegalità: c'è chi si occupa di droga, quello che nasconde le armi per conto di altri, chi fa il conto giornaliero dei bottini che arrivano dai borseggi. Chi affitta container a famiglie non autorizzate. Insomma la lista è davvero lunga».
GLI AFFARI DELLO SMALTIMENTO
Chi vuole, invece, risparmiare (soldi e tempo) sullo smaltimento dei rifiuti, li porta direttamente nei campi rom. E così senza correre alcun rischio paga una somma (ovviamente inferiore) ai nomadi per farli sparire con le fiamme. In alcuni casi vengono contattati per farli arrivare direttamente sul posto con i camion per far portare via gli ingombranti. La tariffa varia dai 10 ai 40 euro per carico. Ma i rom da questi traffici tirano fuori un doppio guadagno: e si perché prima di distruggerli prendono tutto quello che possono da pezzi a fili di rame. Così l'industria dell'immondizia fa il suo corso e i roghi tossici vanno avanti indisturbati, avvelenando l'aria e la terra. Ma questo è solo uno dei tanti business. E poi c'è il recupero selvaggio del metallo. Dai cantieri, linee ferroviarie, linee elettriche, telefoniche, cassonetti dei rifiuti, fabbriche e cimiteri. Viene fuso, o ripulito delle guaine in gomma che lo proteggono. Una volta terminata l'operazione viene rivenduto a produttori locali, oppure esportato (con ditte compiacenti) nei paesi dell'Est, come la Romania. Di lì finisce a rifornire l'Europa e l'Asia. Il suo valore è alle stelle, in continua crescita. Si parla di grosse quantità. L'oro rosso, inoltre, si ricicla facilmente in un mercato nero gigantesco, fatto di piccole aziende, molto numerose, che passano il metallo alle fonderie che lo trasformano in barre, regolarmente esportate negli altri Paesi. Ma quanto vale il rame rubato? Un chilo varia da un minimo di quattro a un massimo di sei, sette euro. Un valore che dipende non tanto dalla legge della domanda e dell'offerta. Quanto piuttosto dalla speculazione dei fondi d'investimento. Così i rom diventano una sorta di termometro del mercato: tanto più rame viene rubato, tanto più il suo valore sta aumenta.
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Il Messaggero