Roma, Rebibbia: detenuto psichiatrico appicca il fuoco in carcere. Quattro agenti intossicati

Roma, Rebibbia, detenuto psichiatrico appicca il fuoco in carcere: 4 agenti intossicati
Ancora problemi all'interno del carcere di Rebibbia dove si contano un centinaio di detenuti positivi al Covid-19. Un detenuto con problemi psichiatrici ha appiccato il...

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Ancora problemi all'interno del carcere di Rebibbia dove si contano un centinaio di detenuti positivi al Covid-19. Un detenuto con problemi psichiatrici ha appiccato il fuoco ai materassi di una cella del reparto G12. Sette agenti sono rimasti coinvolti, di cui 4 intossicati dalle esalazioni di fumo. Lo rende noto l'Uspp, l'Unione dei sindacati di polizia penitenziaria che apre un faro sulla probelmatica del disagio psichiatrico e della insufficienza delle Rems come alternativa al carcere per detenuti particolarmente fragili e bisognosi di assistenza sanitaria, non solo della limitazione della libertà in quanto pericolosi. «Mentre denunciavamo l’ennesima aggressione avvenuta lunedì, la quinta in pochi giorni, in danno degli agenti di Polizia Penitenziaria messa in atto da un detenuto piantonato a Roma Tor Vergata - dice il presidente dell'Uspp, Giuseppe Moretti - un’altra notizia allarmante arriva oggi con ben 7 agenti coinvolti di cui 4 intossicati dalle esalazioni del fumo».

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Le aggressioni e gli atti autolesionisti da parte di detenuti con disagi psichiatrici non si contano più. «Riguardo alle Rems - aggiunge il sindacalista - malgrado le nostre reiterate rimostranze e proposte, tuttavia, non si compiono passi in avanti per creare i posti letto che occorrerebbero per i detenuti con problemi psichiatrici che per legge dovrebbero essere inseriti nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza e non ristretti nelle carceri. Poiché il servizio sanitario nazionale che ha il compito dell’assistenza medica nelle carceri non appare in grado di far fronte adeguatamente a questo ruolo. Per questo motivo, conclude Moretti “continuiamo a pensare che la soluzione sia quella di una sanità penitenziaria e che sia ora di istituire una direzione generale sanitaria all’interno del Dap che si occupi di queste tematiche, visto il fallimento del servizio sanitario nazionale».

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Il Messaggero