Quei racconti "ovattati" dietro alla mascherina

Quei racconti "ovattati" dietro alla mascherina
Flavia per ora non ha ricordi emozionanti del suo primo giorno in prima media. Con il viso nascosto dietro la mascherina non è facile fare amicizia, ci si scruta, ci si...

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Flavia per ora non ha ricordi emozionanti del suo primo giorno in prima media. Con il viso nascosto dietro la mascherina non è facile fare amicizia, ci si scruta, ci si limita a uno sguardo d'intesa con gli occhi, ma una volta a casa si ha poco da raccontare. Lei ha pure riconosciuto un compagno delle elementari e gli ha dato una leggera pacca sulla spalla: non l'avesse mai fatto, è stata rimproverata dall'insegnante, perché toccarsi è fuorilegge. Ci mancava il Covid, per una generazione che abbiamo rimproverato perché distratta e poco attenta alla realtà. Ora immaginatevi con quale entusiasmo un ragazzino si avvicina all'inizio di un nuovo ciclo: dietro le mascherine non si capisce se c'è un sorriso o un ghigno, non si afferra un suggerimento, tutto è ovattato. Flavia torna a casa per niente contenta. Non ha ancora capito con chi legherà, quali nuovi amici prenderanno forma dietro quella mascherina che con questo caldo rende tutti poco tolleranti e limita le conversazioni. Anche i movimenti sono contingentati, gli slanci per carità. Quando esce non ha niente da dire alla mamma, perché poco ha scambiato con gli altri. Però si chiede: ma perché vale solo dentro la classe, una volta usciti si fa tana libera tutti? Al campo, alle feste, come se niente fosse...
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Il Messaggero