Quei racconti "ovattati" dietro alla mascherina

Quei racconti "ovattati" dietro alla mascherina
di Raffaella Troili
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Mercoledì 16 Settembre 2020, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 16:32
Flavia per ora non ha ricordi emozionanti del suo primo giorno in prima media. Con il viso nascosto dietro la mascherina non è facile fare amicizia, ci si scruta, ci si limita a uno sguardo d'intesa con gli occhi, ma una volta a casa si ha poco da raccontare. Lei ha pure riconosciuto un compagno delle elementari e gli ha dato una leggera pacca sulla spalla: non l'avesse mai fatto, è stata rimproverata dall'insegnante, perché toccarsi è fuorilegge. Ci mancava il Covid, per una generazione che abbiamo rimproverato perché distratta e poco attenta alla realtà. Ora immaginatevi con quale entusiasmo un ragazzino si avvicina all'inizio di un nuovo ciclo: dietro le mascherine non si capisce se c'è un sorriso o un ghigno, non si afferra un suggerimento, tutto è ovattato. Flavia torna a casa per niente contenta. Non ha ancora capito con chi legherà, quali nuovi amici prenderanno forma dietro quella mascherina che con questo caldo rende tutti poco tolleranti e limita le conversazioni. Anche i movimenti sono contingentati, gli slanci per carità. Quando esce non ha niente da dire alla mamma, perché poco ha scambiato con gli altri. Però si chiede: ma perché vale solo dentro la classe, una volta usciti si fa tana libera tutti? Al campo, alle feste, come se niente fosse...
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