Per Regina, 28enne di Albano Laziale, l'incubo è finito la notte del 3 luglio quando la polizia è entrata nel suo appartamento e l'ha trovata piena di lividi...
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«Io non mi fermo qui, per me è come una sorella», le parole di Roberta subito dopo l'aggressione. Regina era in balia di Roberta, di sua madre e del suo fidanzato. E proprio quest'ultimo la picchiava pesantemente ogni volta che non riusciva a dare ai suoi aguzzini 800 euro al mese. «Quando non arrivavo alla cifra lui mi picchiava e poi mi obbligava ogni mattina a comprare ciambelle e cibi fritti per ingrassare». Con i lividi e i chili di troppo, però, i clienti non la volevano.
Il giorno in cui ha rischiato di morire, l'uomo era furioso: «Mi ha messo due stracci in bocca per non far sentire le urla e mi ha portato nello sgabuzzino, mi ha tirato giù i pantaloni e mi ha bruciato con un ferro da stiro rovente sui glutei e sulla schiena. Calci e pugni in volto, ferite con un coltello e un cucchiaio incandescente sulla fronte».
La donna, infatti, presentava segni di percosse, lividi ed ecchimosi più o meno recenti, tagli da lama e bruciature in diverse ed estese parti del corpo.
Le due indagate avevano approfittato della sua vulnerabilità dopo la morte della madre. Tra Roberta e Regina c'era una relazione di dipendenza psicologica. Con l'uomo, entrato nelle loro vite due mesi fa, la violenza era diventata sistematica.
(Foto dalle pagine Facebook) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero