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Tanti soldi - 329 milioni di euro - e per lo più stanziati in una volta sola, i presidi di Roma e del Lazio non li avevano mai visti tutti assieme. Un mare magnum di risorse finanziate con il Pnrr per costruire nuove scuole e ristrutturare quelle esistenti. Talmente tanto denaro che i dirigenti non sanno come spenderlo. «O meglio - fa sapere Mario Rusconi leader regionale dell’associazione dei presidi - le idee non ci mancano, ma ci ritroviamo senza gli strumenti e il personale adatto per programmare e progettare gli interventi». Risultato? «Rischiamo di ritardare l’avvio dei lavori, se non di non perdere moltissimi di questi fondi».
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La categoria dei presidi ha scritto al ministero dell’Istruzione per chiedere come muoversi. E non può essere preso sottogamba l’allarme sulla spesa dei 329 milioni di euro, che il governo ha stanziato alle scuole del Lazio attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza per la spesa. Anche perché l’Europa impone tempi stretti (i fondi vanno impegnati entro il 2026) e soprattutto eroga i soldi se vengano completati con la stessa celerità i progetti esecutivi. Impossibile per gli istituti che lamentano il deficit di personale e conoscenze e che sono centrali in questo programma perché devono essere loro segnalare le necessità d’intervento. Altrimenti addio a centinaia di milioni per costruire nuove scuole, mettere in sicurezza quelle esistenti (soprattutto dal punto di vista antisismico e per l’antincendio), rifare le calotte per migliorare la classe energetica, digitalizzare le aule portando la banda larga, fino all’estensione del tempo pieno e alla formazione del personale.
La road map
Il panico si è diffuso tra i presidi quando si sono avviate le primi azioni per il Piano “Scuola 4.0”, con i programmi, finanziati con il Pnrr, Next Generation Classrooms e Next Generation Labs, destinati alla digitalizzazione di aule e all’acquisto di elaboratori e macchinari per laboratori. Nel Lazio sono coinvolte circa 250 scuola, oltre la metà a Roma, con ognuna che si sono vista assegnare in media 160mila euro. La road map imposta dall’Europa prevede che entro dicembre ogni preside presenti al ministero la progettazione esecutiva degli ambienti e dei laboratori e individui le risorse necessarie. Va poi concluso l’affidamento dei lavori entro marzo del 2023, mentre un mese dopo devono partire lavori e primi collaudi per ambienti e infrastrutture digitali che entro il giugno del 2024 devono essere a disposizione degli studenti.
Tempi troppo stretti per le scuole romane, costruire per il 75 per cento prima del 1975. Spiega Cristina Costarelli, preside del liceo scientifico Newton: «Questi sono fondi inattesi e importanti. Chiaramente siamo contenti di averli ottenuti perché possiamo fare tanto. Ma non siamo abituati a gestirli. E il nodo principale è che per scrivere i progetti non abbiamo segretarie e amministrazioni adeguate. Ci mancano perché in generale il nostro personale è sottodimensionato ed è assunto a tempo indeterminato. Anche in scuole con oltre 1.500 allievi. Io al Newton da settembre avrò sette amministrativi nuovi, tutti contrattisti e tutti da formare, che a giugno del 2023 ci lasceranno. Così non è facile gestire tutto questo denaro. Io, poi, posso anche fare il migliore impianto wifi, ma se non mi arriva la linea veloce, sono al punto di partenza».
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