Roma, frodi informatiche e identità digitali violate: danni per oltre tre milioni

La polizia ha disarticolato fra la Capitale e Torino un'organizzazione criminale dedita alle frodi informatiche, furto d’identità digitale, riciclaggio e autoriciclaggio

Roma, frodi informatiche e identità digitali violate: danni per oltre e milioni
Erano riusciti ad entrare nel “cuore” di numerosi istituti finanziari con identità virtuali false e da qui avevano perpetrato il riciclaggio di ingenti somme di...

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Erano riusciti ad entrare nel “cuore” di numerosi istituti finanziari con identità virtuali false e da qui avevano perpetrato il riciclaggio di ingenti somme di denaro derubando anche molti clienti.

E’ di questa mattina l’ultima operazione della polizia di Stato che fra la Capitale e Torino ha dato seguito all’ordinanza del gip di Roma arrestando sei persone per frode informatica, furto di identità digitale, riciclaggio e autoriciclaggio, falso in atto pubblico e falsità materiale.

Le indagini durate due anni, sono scattate, dopo una serie di frodi - le cosiddette “Sim swap” -, ovvero la capacità di entrare in possesso delle sim telefoniche di diversi utenti e da qui, in remoto, riuscire a carpire codici e password comprese le informazioni dell’home banking. Diversi i conti correnti svuotati a partire dal 2020-2021 ed è da qui che è scattata l’inchiesta conclusasi questa mattina all’alba.

Truffa del finto sms, clicca su un link e si trova con il conto di Poste Italiane svuotato, dopo quattro anni recupera 29mila euro

 

Le indagini del Centro operativo sicurezza cibernetica della polizia postale del Lazio coordinate dalla Procura di Roma hanno consentito di individuare un sodalizio criminoso composto da nove soggetti che per tempo ha operato proprio sulla Capitale “colpendo” diversi istituti di credito. Ad uno di questi, ad esempio, sono stati sottratti quasi 3 milioni di euro.

Il denaro recuperato passava sui conti correnti riconducibili al gruppo poi veniva incassato o trasferito su altri conti intestati a prestanome complici in molti casi all’estero. Tra questi conti esteri, il conto svizzero intestato ad una società estera operante nella compravendita di materiale sanitario, di cui risulta essere presidente uno dei principali indagati, sul cui conto corrente, l’organizzazione criminale ha riciclato circa 700 mila euro in attività finanziarie per l’acquisto di beni immobili.

Il meccanismo operativo era il seguente: si apriva un conto corrente bancario o postale, usando sim telefoniche di soggetti terzi ignari di tutto ma ai quali si rubavano i dati per accedere ai servizi di “home banking”, poi si creavano delle false documentazioni sulla base di accordi economici fra le società con tanto di fatture e questo permetteva, una volta depositata la documentazione, di fruire di un conto sul quale veniva generato l’importo corrispondente ai mandati di pagamento depositati. A questo punto, prima ancora che la banca potesse verificare la documentazione, il gruppo spostavano i fondi su conti di altre società realizzate ad hoc per trasferirli infine su conti esteri.

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Il Messaggero