Caos mascherine, prezzi fuori controllo e giungla delle verifiche. Nelle farmacie romane le mascherine chirurgiche iniziano a non farsi trovare, più disponibili quelle ffp2...
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Estate coronavirus, contapersone ma niente mascherine: così le spiagge studiano la ripartenza
Specificando che «a quanto ci è stato riferito, si è trattato solo di una “comunicazione” (non sono stati elevati verbali) che è tuttavia priva di alcun fondamento considerando che al momento l’aliquota Iva (22%) resta in vigore non essendo stata né modificata né abrogata». Dopo avere scritto agli aderenti, Federfarma ha contattato il locale comando della Polizia locale per fare chiarezza sulla vicenda e stamani è arrivata la risposta: un errore con tanto di scuse. «Informiamo che (...) siamo stati contattati dal Comando del III Gruppo Nomentano che ha riconosciuto l’errore di valutazione commesso e ha formulato le scuse alle farmacie visitate - scrivono il presidente Andrea Cicconetti e il vice Vittorio Contarina - Il suddetto Comando ha motivato tale errore dalla confusione che si è ingenerata sulla materia, riconoscendo che in effetti nulla è variato sull’aliquota Iva applicata (22%)». Insomma, un pasticcio. Il prezzo calmierato delle mascherine alla vendita vuole evitare speculazioni in tempi di pandemia. Ma all’origine, cioè ai grossisti e agli intermediari, non è stato imposto alcun prezzo.
Ecco, allora che, per esempio, sfogliando il listino prezzi di uno dei grossisti farmaceutici autorizzati con sede a Napoli (e, quindi, non fornitori improvvisati) ci si rende conto che sulle mascherine chirurgiche il ricarico per la vendita finale al bancone viene praticamente azzerato. Per la fornitura da 200 a 999 pezzi, il costo di una singola mascherina è di 0,48 cents più Iva. Oltre mille pezzi di 0,45 cents. Per le ffp2 i prezzi variano così: da 100 a 199 tre euro più Iva; da 200 a 999 due euro e 90 cents più Iva; dai mille ai diecimila pezzi 2,80 centesimi. Insomma: sulle mascherine chirurgiche, più abbordabili al pubblico, l’acquisto da parte di farmacisti o altri rivenditori è meno appetibile perché la possibilità di guadagnarci è praticamente azzerata mentre paradossalmente i prezzi salgono per le ffp2 che, di fatto, sono quelle attualmente più disponibili. Molti rivenditori (come supermercati e ferramenta) stanno, dunque, preferendo rivendere le mascherine a pacchi da 50 o 100 (difficile trovare chi perde tempo a impacchettare i singoli pezzi in altre confezioni), mentre i farmacisti che continuano a ordinarle e a metterle in vendita lo fanno soprattutto per offrire un servizio pubblico ai cittadini.
«Prima di questo caos - afferma Emilio Croce, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma - ci eravamo offerti di distribuirle noi gratis alla cittadinanza per offrire un servizio, invece, ci hanno lasciato nell’incertezza per molto tempo e nessuno ha ancora pensato a calmierare i prezzi all’origine». Con la Fase 2 e più spostamenti in giro, altre attività lavorative aperte, il fabbisogno medio di mascherine dei romani è stato calcolato in circa 20 milioni a settimana. «Con questi prezzi all’ingrosso fuori mercato - spiega il dottor Giuseppe Longo, storico farmacista di piazza Vittorio - ci sarà chi desisterà dal comprarle per rivenderle al pubblico. Al momento stiamo finendo le scorte acquisite prima, molti anche a costi maggiori. Ma ripeto: io come molti altri colleghi siamo ben contenti di offrire un servizio ai nostri clienti, però c’è bisogno di regole certe e per tutta la filiera». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero