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Era il 1992, Luca Barbarossa aveva i capelli più scuri e le sue gambe andavano veloci insieme a quelle di Gianni Morandi, con cui ha guidato la Nazionale Cantanti verso una grande vittoria, forse, 'la più grande'. In quel giugno di inizio anni '90, per la prima volta si correva nello Stadio Olimpico, per far gol contro ogni più rosea previsione. In quella ormai storica 'Partita del Cuore' si raccolsero ottocento milioni di lire, con cui furono fatti i primi lavori di restauro per l'apertura di 'Casa Vanessa', la residenza donata da Banca d'Italia ad AIL. Sono passati trent'anni e per l'anniversario, Barbarossa è tornato in Via Forlì, presso la casa dedicata al ricordo della paziente ematologica Vanessa Verdecchia. Un sogno lucido divenuto reale, che fu del Prof. Franco Mandelli e poi perseguito dalla Presidente Maria Luisa Rossi Viganò e dai tanti volontari dell'associazione, soprattutto grazie agli importanti lasciti solidali. Si ricordano quelli di Roberta La Rocca e Silvana Bedini, con cui si è appena compiuta la seconda opera di ristrutturazione dopo la prima inaugurale di trent'anni fa.
In questi decenni oltre cinquemila persone sono state ospitate da AIL Roma, sottolinea la vice presidente Anna Verdecchia - mamma di Vanessa -, insieme al Dott. Alberto Deales, Direttore Sanitario del Policlinico Umberto I e al Dott. Maurizio Martelli, Direttore UOC Ematologia. Tante storie hanno abitato le stanze di Piazza Bologna dando posto a chi, prima di allora, dormiva in auto sotto l'ospedale o chissà dove, pur di usufruire in tempo di tutte le cure necessarie. Storie a lieto fine come quella di Arsen, portato a Roma dall'Ucraina e la cui malattia è in remissione, come sottolinea il Dott. Luca Laurenti. Cure domiciliari, dottorati di ricerca, nuovo personale nei laboratori e infine, un ambulatorio di psico oncologia ematologica. Tanti i nuovi sogni di AIL che, grazie ai fondamentali testamenti solidali, continueranno a lanciare un importante messaggio: quello che la vita continua, anche e oltre la malattia.
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