Il commissario ha una pista per risolvere il caso. O meglio ha «un'idea» da seguire per sbloccare il problema dei salari accessori dei 23mila dipendenti...
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Commissario Tronca, allora come risolverà il problema dei salari accessori?
«Io sto lavorando a un tipo di percorso preciso. Vedremo quali risultati porterà il mio lavoro. Gli approfondimenti dei nostri uffici sono stati fatti, ora siamo in una fase di verifica. Se ci sarà un riscontro positivo, inizierò una corsa contro il tempo per venire incontro alle esigenze del personale».
Amministrativi, vigili e maestre sono pronti a bloccare Roma.
«Non possiamo nasconderci: i dipendenti capitolini hanno un ruolo importante, data la peculiarità della città in cui lavorano e il periodo giubilare. Abbiamo un'idea e la stiamo approfondendo. Per me la questione del salario accessorio è prioritaria».
E le ricadute potrebbero essere pesantissime per una città già stressata da mille disservizi pubblici, non trova?
«Senza dubbio: serve una prospettiva che possa mettere Roma al centro d'Italia, nel ruolo di Capitale che le compete».
Pensa a un modello Roma per i dipendenti pubblici?
«Non sbilanciamoci: adesso occorre pensare alla Capitale».
Il ministero dell'Economia è pronto a chiedere anche gli arretrati. E cioè la parte accessoria distribuita a pioggia in passato. Pensa anche a una sanatoria?
«Io intanto mi sto occupando di come sbloccare la vicenda d'ora in avanti, naturalmente in parallelo il mio staff sta verificando tutto il resto».
C'era bisogno di aspettare l'arrivo del prefetto Tronca per risolvere questa vertenza?
«Si dia lei una risposta. Questo è un problema che mi sono trovato sul tavolo, ho capito fin dall'inizio l'importanza del tema. Con i sindacati abbiamo attivato fin da subito un confronto: è il padre di tutti i temi per la macchina capitolina».
Siamo arrivati a questo punto perché per troppi anni ci sono stati premi a pioggia.
«Sono convinto che il personale del Campidoglio meriti questa parte di salario accessorio. Non è una regalia, ma deve essere agganciato alla produttività. Introducendo elementi non solo di equità ma anche di modernità e di valorizzazione dell'impegno dei dipendenti».
Da quando si è insediato in Campidoglio, la politica non le ha fatto sconti. L'ha criticata ed elogiata. Ora tace. La colpisce questo silenzio?
«Diciamo che mi ha consentito di dedicarmi maggiormente allo sviluppo di questa idea progettuale che penso possa rivelarsi fattibile. Lavorare in mezzo alle strumentalizzazioni non è facile».
Il silenzio della politica sui salari è un'ammissione di responsabilità?
«Non esprimo valutazioni, non spetta a me farlo. Io mi devo attenere al livello tecnico-istituzionale».
La sua soluzione punta a due obiettivi: evitare tagli allo stipendio dal 27 gennaio e sminare lo sciopero di fine mese.
«Sì, se si potesse arrivare a una maturazione del problema prima del 27 sarebbe meglio, ma la cosa che mi interessa è uscire dall'impasse. Non agisco su pressione dello sciopero: è un diritto costituzionale. Ma non mi farò tirare per la giacca».
Intanto ha incassato un risultato: per mercoledì il sindacato Orsa ha differito lo sciopero di Atac.
«E' vero non ci sarà. Grazie anche al lavoro del nuovo amministratore di Atac Brandolese. Noto discontinuità nelle relazioni sindacali, sento le sigle dei lavoratori molto vicine e disponibili a un confronto. L'ascolto e il dialogo sono fondamentali». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero