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IL PROCESSO
Un processo nel quale gli imputati erano più di venti e in cui venivano mosse contestazioni anche molto più pesanti, come quella, per il sovrano delle bancarelle, di avere organizzato e diretto una vera e propria associazione a delinquere, in grado di garantire a lui e ai suoi "sodali" il monopolio del commercio su strada, conquistato a suon di reati: dalla truffa al falso, fino alle minacce. Accusa che, come molte altre contestate dalla Procura, non ha comportato una condanna: Proietti e gli altri imputati sono stati assolti da alcune imputazioni per intervenuta prescrizione - diversi episodi sono avvenuti addirittura nel 2010 o nel 2013 -, da altre per difetto di querela e da altre ancora per non avere commesso il fatto.
LE ACCUSE
Ma veniamo ai capi di imputazione per i quali c'è stata la condanna.
LE DENUNCE
Il re degli ambulanti è anche stato condannato per calunnia, per avere presentato in Procura e in altre sedi delle denunce contro alcuni agenti del II gruppo, accusandoli di essere corrotti e definendoli «miserabili, infami, delinquenti», è scritto nel capo di imputazione. In riferimento a uno degli agenti, Proietti si sarebbe addirittura augurato la sua morte per poter fare bisogni sopra alla sua tomba. L'ambulante è stato anche condannato per avere minacciato «con condotte reiterate» un funzionario del Campidoglio, all'epoca direttore del Dipartimento attività economiche e produttive. La Procura ha descritto diverse irruzioni improvvise all'interno degli uffici comunali. Il giudice ha disposto il risarcimento delle parti civili: per sette vigili è stata stabilita una provvisionale da 1.000 euro a testa, insieme alle spese di giudizio, pari a 11.382 euro. Anche per altri due caschi bianchi è stato disposto un risarcimento da 1.000 euro, oltre a 6mila euro di spese di giudizio. Mentre per il funzionario comunale il risarcimento ammonta a 3mila euro, oltre a 2.500 euro di spese processuali.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero