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Evviva si torna al ristorante! Sì, ma solo all’aperto. E con questa primavera da Polo Nord (la solita fortuna) vuol dire che si pasteggerà a vin brulè. Vabbè, almeno potremo cenare in tranquillità. Ah no, il coprifuoco rimane alle 22. Roba che a Roma in certe zone solo per il tempo che ci metti a parcheggiare vuol dire che entri, saluti, bevi il caffè e torni a casa. #Ioil22nonlovoglio, tuona il popolo social che si ribella contro il nuovo decreto che lascia invariato l’orario in cui si deve tornare a casa (almeno fino a metà maggio).
Coprifuoco, utile o no? E cosa comporta spostarlo alle 23? Ecco cosa dice la scienza
«Con il coprifuoco alle 22 tocca cenare alle 7: lo capite che così avete fatto vincere i brianzoli?», ironizza qualcuno. «Alle 22 da Roma in giù stiamo ancora digerendo il pranzo delle 15». C’è chi sintetizza: «Il coprifuoco alle 22 per chiunque abbia meno di 70 anni significa Lockdown». Qualcuno si arrende: «Dovrò “mandar giù” il termine Apericena che tanto mi faceva schifo». Altri la prendono con filosofia: «Ristoranti aperti e coprifuoco alle 22. Come quando ti regalano una vacanza ma nel pacchetto non è compreso l’hotel». E si fanno sentire anche i ristoratori: «Pensate che quando si chiude alle 22 si va a casa? Sapete quanto tempo ci vuole per ripulire tutto?». «Per rispetto a Cenerentola avrei puntato alle 24». Almeno ci sarebbe stato un lieto fine.
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