ROMA - «Ora, basta!». È stato uno slogan semplice e chiaro, ma soprattutto netto quello che in mattinata ha riunito in piazza Santi Apostoli a Roma, tra i...
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A generare la protesta – la manifestazione è stata organizzata da sette sigle sindacali - sono stati i nuovi adempimenti per la comunicazione dei dati Iva introdotti dal decreto fiscale collegato alla manovra.
«I nuovi adempimenti – commenta Claudio Zambotto, presidente ANC-Associazione Nazionale Commercialisti Roma – tolgono tempo alle nostre attività professionali e hanno ricadute, pure in termini di costi, sui cittadini. In media, saranno almeno 400/500 euro in più l’anno. Poi ovviamente dipende dal cliente. Anche i nostri studi sopporteranno dei costi per i necessari adeguamenti. Queste misure peraltro non serviranno a risolvere il problema dell'evasione fiscale: chi è già è in regola dovrà provvedere a più adempimenti, ma chi evade, continuerà a farlo».
Così, dopo la prima protesta in piazza, i commercialisti organizzeranno il loro primo sciopero, che si tradurrà nell’astensione dell’invio telematico della dichiarazione Iva. Ciò significa che, fermi restando i tempi necessari per la comunicazione all’Autorità Garante, lo sciopero presumibilmente sarà di otto giorni consecutivi, dal 28 febbraio al 7 marzo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero