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Buche e seguenti rattoppi stradali che non sono serviti ad evitare gli incidenti perché eseguiti male o con materiali forse scadenti. Cittadini incolpevoli che pure sono rimasti coinvolti in una lunghissima lista di sinistri. È questa una delle grandi "narrazioni" dei mali di Roma ed ora si aggiunge un nuovo capitolo: la Corte dei Conti contesta un presunto danno erariale da oltre un milione di euro ad Andrea Toschi, direttore generale di Adir, le Assicurazioni della Capitale, per aver liquidato proprio quegli incidenti al posto delle ditte chiamate alla manutenzione stradale. La vicenda altro non è se non il nuovo tassello di una maxi-inchiesta avviata dalla Corte dopo le verifiche della Guardia di Finanza. In sostanza dal 2014 al 2020 Assicurazioni di Roma avrebbe pagato più di un milione di euro di risarcimenti per incidenti provocati dalle buche senza riavere dalle ditte il dovuto. Un ammanco che non può passare inosservato anche perché sono trascorsi già tre anni e che viene oggi contestato al direttore generale.
LA CONTESTAZIONE
La notizia è della scorsa settimana e a domanda precisa Toschi risponde: «Non ho ancora visto approfonditamente l'atto, da una prima visione la richiesta appare totalmente non fondata, è una generica "colpa in vigilando"».
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L'ANTEFATTO
Assicurazioni di Roma, per cui si attende ancora la nomina del nuovo Cda, è una società partecipata al 76,7% da Roma Capitale, al 13,9% da Atac e al 9,2% da Ama ed è entrata nell'interesse della Corte dei Conti per una maxi-inchiesta che riguarda non solo la situazione dei sinistri ma anche lo stato delle strade di ogni singolo Municipio della Capitale. Al vaglio dei finanzieri infatti sono finiti anche bandi, costi, la qualità dei materiali usati, gli interventi e pure la tempistica. Già un dato era emerso qualche mese fa, ovvero quello per cui proprio gli interventi di riparazione, generalmente, vengono fatti con estremo ritardo. Ma questo per una "bizzarria" tutta romana non sorprende, basta passeggiare per le strade della Capitale per rendersi conto di quanti siano i crateri ancora aperti e quanti quelli "ingabbiati" dalle cosiddette retei da pollaio che vengono usate, così come i limiti di velocità a 30 chilometri orari, per informare i cittadini del potenziale pericolo che si trovano di fronte.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero