È stato l'uomo delle mille rivelazioni e dei tanti enigmi non sciolti sulla storia della Banda della Magliana. Ora, però, Maurizio Abbatino, l'ultimo capo...
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Il collaboratore è stato ammesso al programma di protezione - spiega il Tar nella sentenza - il 21 luglio 1993 e da allora ha iniziato a collaborare con l'Autorità giudiziaria rendendo dichiarazioni su fatti delittuosi commessi da lui stesso e da altri. Il programma è stato prorogato nel marzo 2009 e poi nel luglio 2011; poco più di tre anni dopo, però, è stata decisa la mancata proroga e la conseguente capitalizzazione su base biennale. Da qui il ricorso al Tar, adesso respinto. «Come emerge dalla documentazione presentata - si legge nella sentenza - è evidente che la finalità del provvedimento sia quella del diniego alla proroga del programma scaduto. Alcun dubbio, dunque, sussiste in merito alle finalità del provvedimento impugnato che ha evidenziato i presupposti fondanti la mancata proroga, consentendo, dunque, al ricorrente di comprenderne le ragioni e le motivazioni».
«ABBANDONATO»
In una recente intervista, il Freddo aveva già detto di essere preoccupato per l'interruzione del programma di protezione: «Trent'anni che non commetto un reato - il racconto pubblicato da Panorama - mi dicono che posso reinserirmi nel tessuto sociale, cercarmi un lavoro e affittarmi una casa, tutto ovviamente col nome di Maurizio Abbatino, 63 anni, ex boss ai domiciliari per malattia. La verità è che sono stato scaricato, tradito da uno Stato che non ha rispettato i patti». Le sue rivelazioni, che lui stesso dice di aver deciso di fare dopo la morte del fratello Roberto, hanno portato alla principale operazione che nel 93 ha portato all'arresto di tutti i capi ancora in vita della banda. Ma da allora, Abbatino ha continuato a dire di poter spiegare anche altre vicende. Ad esempio il sequestro di Emanuela Orlandi, a parer suo legato agli omicidi di Michele Sindona e di Roberto Calvi.
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Il Messaggero