Atac, troppe aggressioni: un autista su cinque vuole cambiare lavoro

Atac, troppe aggressioni: un autista su cinque vuole cambiare lavoro
"2019 Fuga dall'autobus". Se fosse un film, quello che sta accadendo tra gli autisti dell'Atac, potrebbe essere intitolato così. Tra turni stressanti,...

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"2019 Fuga dall'autobus". Se fosse un film, quello che sta accadendo tra gli autisti dell'Atac, potrebbe essere intitolato così. Tra turni stressanti, rischi di aggressioni e intemperanze degli utenti, quasi il 20 per cento dei circa 6.500 autisti dell'azienda di trasporto capitolina vorrebbe scendere dai mezzi e svolgere una mansione diversa. A dirlo sono i numeri delle due selezioni interne indette dall'Atac per formare delle graduatorie per i profili di addetto di sala operativa e operatore di capolinea.


IL PRIMO PROFILO
Per il primo profilo, complessivamente tra ammessi e non ammessi, hanno fatto domanda 642 lavoratori, mentre per andare a lavorare al capolinea hanno risposto in 626, per un totale di 1.258 autisti. Non tutti, ovviamente, potranno lasciare il volante, dal momento che con i lavoratori ammessi l'azienda formerà delle graduatorie dalle quali attingere a seconda delle necessità. Ma la risposta alle due selezioni dà l'idea di quanto tra i conducenti ci sia voglia di dire basta. I motivi sono tanti. Negli ultimi anni, infatti, l'orario di lavoro al volante si è allungato, inoltre, chi guida spesso inizia e finisce il turno in posti diversi, con tutto ciò che ne consegue sugli spostamenti da casa al lavoro e viceversa. «Accade spesso di montare in rimessa, ad esempio a Prenestina, e smontare in un capolinea in un'altra zona della città spiega Marco, un autista quarantenne di Grottarossa questo significa che a fine turno devo tornare in autobus in deposito e da qui riprendere la macchina per tornare a casa. Alla fine capita che la giornata di lavoro si allunga a dismisura».

LO STRESS
Poi c'è lo stress del contatto con l'utenza che diventa sempre più intemperante. «Siamo sempre più in pericolo, tra aggressioni ripetute, maleducazione, insulti, minacce: per strada rischiamo quotidianamente la nostra incolumità è molto meglio stare in sala operativa continua l'autista Non che non sia impegnativo: c'è da fornire assistenza agli autisti in strada, gestire le linee e dare indicazioni in caso di ritardi, rispondere alle chiamate per guasto o per qualsiasi emergenza. Ma almeno lo fai dal chiuso di un ufficio, con orari di lavoro certi». Anche il posto da operatore di capolinea è ambito. In questo caso si lavora ancora in strada, ma non più alla guida e soprattutto nello stesso posto per l'intera giornata. Il loro compito è gestire i mezzi e le linee da terra, ad esempio cambiando linea a un autobus in caso di necessità legate a ritardi o a corse saltate.


Ma tra i motivi che spingono gli autisti a chiedere di cambiare mansione, una parte importante la riveste la questione sicurezza. Gli episodi di aggressioni, alcuni dei quali gravissimi, negli ultimi anni si sono moltiplicati. Per restare agli ultimi mesi, tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre se ne sono contati quattro in dieci giorni, il più grave dei quali capitato a un conducente alla guida di un bus della linea 46 pestato e mandato all'ospedale da una baby gang. Insieme alla sicurezza, anche le condizioni di lavoro a bordo dei mezzi hanno il loro peso nella voglia di cambiare mestiere. Gran parte della flotta infatti è vecchia di anni, guasti e rotture sono all'ordine del giorno, come dicono i numeri delle corse che saltano: una su cinque secondo gli ultimi dati. «È un peccato spiega un altro autista che la categoria si stia disamorando di questo mestiere che una volta era ambito e ben pagato, ma in queste condizioni è comprensibile che molti vogliano cambiare».
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Il Messaggero