Sabina universitas: ecco la reale situazione dei conti del Consorzio

Sabina universitas: ecco la reale situazione dei conti del Consorzio
RIETI - C’è chi ha, addirittura, fatto un accesso agli atti presso il Comune per ottenerla. Parliamo della due diligence (verifica dei conti) sulla Sabina...

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RIETI - C’è chi ha, addirittura, fatto un accesso agli atti presso il Comune per ottenerla. Parliamo della due diligence (verifica dei conti) sulla Sabina universitas, voluta dal presidente della Fondazione Varrone Antonio D’Onofrio. Il Messaggero è riuscito ad averla e ne propone in esclusiva alcuni stralci. Il documento è stato elaborato da una società di Roma, la Gybe consulting, ed è stato consegnato nell’aprile scorso ai soci della Sabina universitas. La due diligence spiega innanzitutto la «situazione patrimoniale» del consorzio societario al 30 settembre 2020.

«L’attivo si compone prevalentemente – si legge nel documento – dei crediti verso la Provincia e il Comune di Rieti e verso la Fondazione Varrone. Il passivo, invece, afferisce sostanzialmente ai debiti nei confronti della Sapienza e dell’università degli studi della Tuscia, debiti per i quali sono in corso i piani di rientro». 

L'analisi dei conti. La Sabina universitas a quella data aveva un debito verso l’ateneo romano di 642 mila e 139 euro e di 774 mila e 755 euro nei confronti di Viterbo. Risulta inoltre avere un debito con Porta futura di 200 mila euro. Non solo. Ci sono altri 171 mila e 141 euro di passivi verso le banche. «Per quanto concerne i debiti finanziari – continua il documento – si è presa visione dell’estratto conto bancario di Intesa San Paolo». Comunque, sempre al 30 settembre scorso, il totale attivo della Sabina universitas è di 2,9 milioni di euro, mentre quello passivo di 2,9 milioni. In sostanziale pareggio. Il capitale sociale è di 134 mila euro, ed ha «subito una drastica riduzione nel 2018 a causa delle perdite risultanti nel bilancio al 30 luglio 2017». Interessante poi l’analisi economica sui dati storici, dal 2017 al 2020. E qui arriva il punto dolente.

Scrivono gli analisti: «A livello prospettico, la mancata riduzione dei costi per servizi potrebbe generare tensioni di natura economica finanziaria che potrebbero minare il presupposto della continuità aziendale. Il budget pluriennale aziendale auspica una considerevole riduzione dei costi per servizi a tendere». A onor di cronaca, c’è da dire che il budget 2020-2021 di oltre un milione di euro – chiamato bilancio preventivo e sul quale si è consumata la rottura tra Lorenzetti e D’Onofrio – è sceso di molto rispetto agli anni precedenti. Infine, al di là delle criticità riscontrate per «l’elevato livello dei costi per i servizi» non «sono emersi particolari tematiche di natura contabile-patrimoniale».

Ma «è auspicabile, una più puntuale formalizzazione dell’incarico del direttore generale, in merito agli incarichi e ai poteri di firma, in considerazione del fatto che la nomina risale al 2006». Formalizzazione che sarebbe stata eseguita nelle prime settimane di presidenza Lorenzetti.

 

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Il Messaggero