Rieti, vaccini la sera e di notte a un centinaio di pazienti

Vaccinazioni
RIETI - Metti una sera di primavera al centro vaccinale. Dal 1°...

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RIETI - Metti una sera di primavera al centro vaccinale. Dal 1° aprile, sono state prolungati fino alle 22 i turni di somministrazione del vaccino anti-Covid Pfizer al centro ex Bosi di Rieti, con un incremento di quasi un centinaio di pazienti in più. E si conta di proseguire fino a mezzanotte, e chissà forse anche per l’intera nottata, nel caso arrivino approvvigionamenti di farmaco in grado di consentirlo. Frattanto, l’atmosfera che si respira negli spazi attrezzati di via Salaria per L’Aquila è quella di una grande famiglia, ottimista e ben collaudata, da pochi giorni con una stanza ambulatoriale in più e addirittura un pianoforte donato dalla Fondazione Varrone per allietare i pazienti. Cinque infermieri, tre operatori oss e 4 giovanissimi medici per turno accolgono i pazienti anziani, dal momento dell’ingresso fino alla “riconsegna” ai parenti che attendono fuori. Alcuni, timorosi: «Non lo vedo: si sarà sentito male?». I più, fiduciosi e sollevati. Due sorelle attendono la neo-vaccinata mamma, over-ottantenne: «Avevamo appuntamento alle 20.15, ma fosse stato alle 4 di notte sarebbe stato lo stesso, purché finisca questo incubo». Tutto ruota nella linea dell’accudimento, della rassicurazione, dell’affetto verso il paziente. E, al netto della tragedia in corso, si aprono nuove opportunità: quella di confronto tra medici giovani e anziani, ad esempio. Tramite il bando di reclutamento per i medici in pensione, si stanno incrociando professionisti di lungo corso e giovani freschi di studio. I dottori Petricca, Bellini e Albanese hanno, rispettivamente, 30, 26 e 27 anni, e incrociano i loro turni con i veterani in camice bianco: «È molto bello, loro mettono a disposizione la lunga esperienza sul campo, noi le nuove frontiere della medicina». Nel frattempo, sulle sedie rosse, scorrono storie e vite. «Perlopiù stiamo vaccinando persone anziane che sono sole da più di un anno - raccontano gli infermieri - per cui ci vedono come conoscenti, amici, quasi salvatori». Il dottor Petricca non riesce a dimenticare la storia di un 98enne di Antrodoco: «Sotto la guerra, era stato mandato a Cassino a tappare per strada le buche lasciate dalle bombe. Mangiava solo bucce di patate in mezzo agli spari. È riuscito a scappare e a tornare a casa a piedi, con i tedeschi alle calcagna. Sono rimasto colpito, gli ho detto che per lui un vaccino doveva davvero essere uno scherzo. Mi ha risposto che era come una seconda Liberazione». Con l’attività dei centri vaccinali di Rieti, Poggio Mirteto e Magliano Sabina, con la somministrazione di 1.050 dosi tra Pasqua e Pasquetta, il totale delle vaccinazioni nel Reatino sfiora quota 31mila.

 

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Il Messaggero