Rieti, impianti di risalita per le mountain bike, la proposta di Giovanni Patacchiola

Giovanni Patacchiola
RIETI - Compirà 18 anni ad agosto, Giovanni Patacchiola, studente del IV anno al liceo scientifico tecnologico del Rosatelli di Rieti, che ha già le idee chiare sul...

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RIETI - Compirà 18 anni ad agosto, Giovanni Patacchiola, studente del IV anno al liceo scientifico tecnologico del Rosatelli di Rieti, che ha già le idee chiare sul Terminillo che verrà. «Rispettando le idee di tutti e cavalcando le ali della fantasia – dice – anch’io condivido il progetto Tsm 2, poi tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare». Seguendo i saggi consigli della nonna, che lo ha sempre invitato a cominciare dalle piccole cose, prima di compierne delle grandi, Giovanni, appassionato di mountain bike, ha realizzato con i suoi amici, pochi mezzi e zero spese, un piccolo bike park in località Colle Puzzaro, con percorsi in mezzo al bosco da fare in bicicletta.


«Mi sono messo in contatto con l’Asm – racconta il giovane - per sapere se i pullman che portano a Terminillo hanno dietro le rastrelliere porta bici. Mi è stato risposto che forse l’ipotesi sarebbe stata presa in considerazione». Giovanni e i suoi amici hanno un progetto, economico e rispettoso dell’ambiente, che prevede di sfruttare gli impianti di risalita preesistenti per portare le biciclette a monte.

«Consentirebbe di attirare appassionati e di far ripartire l’economia locale - spiega - impegnando gli impianti per tutto l’anno. Il progetto non andrebbe a intaccare la tranquillità della montagna, ma allo stesso modo creerebbe uno sviluppo sostenibile, utile a ridare ossigeno agli operatori commerciali locali, che avrebbero tutto il tempo necessario per migliorare la propria attività, raggiungendo i livelli della Val di Sole o di Finale Ligure. Tornando invece alla fase attuativa del progetto Tsm 2, immagino tempi biblici per concludere le opere, vedasi Amatrice o la superstrada Rieti–Terni, immagino la rivalutazione dei prezzi con richiesta di ulteriori fondi, fine dei giochi, montagna devastata e cantieri bloccati. Un decennio dopo il progetto risulterà anacronistico, verrà quindi abbandonato per sempre come la piscina o il fabbricato adiacente il campo d’altura o come i blocchi di cemento ormai quasi sommersi dalla vegetazione a ridosso dei fabbricati ai Cinque Confini».


Una riflessione sul trema non guasta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero