Generi alimentari: prezzi alle stelle. Chi va al supermercato una volta a settimana spende in media 150 euro in più al mese

Generi alimentari: prezzi alle stelle. Chi va al supermercato una volta a settimana spende in media 150 euro in più al mese
RIETI - L’inflazione corre. In Europa è all’8,6 per cento, in Italia arriva all’8: si è tornati ai livelli del 1986, anche se lo spread scende...

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RIETI - L’inflazione corre. In Europa è all’8,6 per cento, in Italia arriva all’8: si è tornati ai livelli del 1986, anche se lo spread scende sotto quota 200. Ma la spinta al rialzo, dalle bollette e ai prodotti alimentari, sembra irrefrenabile. E mentre i sindacati lanciano l’allarme - “Così il Paese non regge, occorrono subito sostegni per i lavoratori” - più della metà delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese. Uno scenario per nulla incoraggiante al quale, purtroppo, neanche Rieti sfugge. 

L’escalation. Quello che un anno fa era il rialzo annuale, pari all’1.2 per cento, ora si registra nel solo confronto da un mese all’altro: un caro-prezzi che per una famiglia con due figli può costare oltre tremila euro in più all’anno. Sull’agricoltura si sono abbattuti inizialmente i costi dell’energia. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, che ha tagliato le forniture di materie prime importanti come i fertilizzanti. Quindi è arrivata la siccità, che potrebbe far perdere un terzo dei raccolti. Di conseguenza sono arrivati aumenti record del prezzo dell’olio di quasi il 70% così come di burro (+27,7%), farina (+20,5%) e pasta (+18,3%). Costano molto di più anche il pesce (+10,3%), il pollame (+15,1%), le uova (+13,6%), per non parlare di frutta (+10,9%) e verdura, (+11,8%). Il tutto ha appesantito il carrello della spesa, aumentato dell’8,3%. Dato riferito ai supermercati, mentre ancor più pesanti sono le conseguenze sui prezzi nei negozi di generi alimentari. Di fatto, chi fa la spesa almeno una volta a settimana, prendendo in esame i prodotti sopra indicati, spende di media tra i 35 e i 40 euro in più. 

I confronti. Tra tutti questi aumenti non è facile regolarsi per risparmiare il più possibile a meno che, prima di decidere di mettere mano al portafoglio, non ci si armi di carta, penna (si può usare il notebook dello smartphone) e tanta pazienza per fare un raid tra i vari supermercati, annotando i prezzi dei generi che si comprano abitualmente confrontandoli tra catena e catena per stabilire dove comprare olio, pasta, frutta, caffè, carne e così via. Però il problema è che dopo aver fatto il giro della città in cerca, stile moderni Indiana Jones, dei prodotti più vantaggiosi, quella manciata di euro risparmiata alla cassa, senza contare il tempo impiegato, se n’è andata in benzina consumata – anch’essa alle stelle - per finanziare tale “raid del risparmio”. 

Gli aumenti maggiori. Ma tornando ai prezzi, un barattolo da 400 grammi del sugo più semplice di una rinomata marca, che qualche mese fa costava 1.45 euro, oggi è “schizzato”, a seconda del supermercato, tra 1.73 e 1.79, mentre uno più ricercato, tipo amatriciana, dall’1.75 di 3 mesi fa è volato tra i 2.39 e i 2.45. Invece la “borsa” di un noto olio oggi oscilla tra 5.77 e 5.98. Arance? Tra 2.39 e 2.99. Limoni da 1.99 a 3.38. Banane da 1.49 a 2.39. A risentire meno dei rincari sembrano invece i prezzi dei “salati” e della gastronomia. 

Gli effetti. Di conseguenza il sabato mattina, di solito dedicato alla spesa, vede dimezzate le presenze al supermercato – solo in parte giustificate da fughe per il weekend - malgrado l’invitante aria condizionata, e i carrelli molto più leggeri, mentre il rifugio dei compratori sono i prodotti, mediamente buoni, delle singole catene, ma puntualmente aumentati. In alternativa ci sono le offerte, però c’è un problema: 500 grammi di una pasta in vendita mesi fa in offerta a 0.69, oggi sono in “offerta” a 0.99 e di esempi come questo ne potremmo fare tanti. Forse, l’unico vantaggio è che di questo passo sarà più facile per alcuni provare a mettersi a dieta.

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Il Messaggero